“Corri cavallo, corri ti prego”… lavora, non ti fermare.
L’economia è a rischio. Per mesi siamo dovuti stare fermi…
Non possiamo permettercelo. La vita delle classi lavoratrici non conta, rispetto al profitto di poche persone che hanno i mezzi di produzione.
Dall’inizio dell’anno le morti registrate sui luoghi di lavoro sono 570 (+ 18,26% rispetto al 2019). Un numero che non tiene conto di quelle persone che non hanno un contratto, o la cui morte non è stata considerata in questa categoria.
Dal 4 maggio maggio, con la cosiddetta “riapertura del Paese”, fino a Ferragosto sono state 142 le persone morte mentre lavoravano.
La ripresa non ha modo di attendere il rispetto delle norme, lo Stato non può garantire i controlli. Le priorità sono altre.
Poi viene da pensare alle persone amiche o alle famiglie di queste persone. 570 persone morte mentre lavoravano. Mentre svolgevano un’attività che, secondo la Costituzione, dovrebbe fondare la nostra Repubblica.
Si lavora troppo e si lavora male in tantissimi casi. Mentre la politica ha rimosso ogni ipotesi di redistribuzione degli orari di lavoro a parità di salario, di un sistema di controllo efficace e capillare sul rispetto delle norme, di redistribuzione del controllo dei mezzi di produzione e di redistribuzione delle ricchezze.
Viviamo in società sempre più ingiuste. Con un Parlamento italiano dove le classi lavoratrici “dipendenti” rappresentano solo il 18% dei membri, mentre la “politica di professione” si ferma al 25%.
Ci hanno liberato dal nazifascismo per concederci il lavoro come strumento di emancipazione, invitandoci a organizzarci in partiti e sindacati, per difenderci.
Difenderci da chi pensa che il profitto vale più della vita delle persone. Che la crescita dell’economia valga più della vita delle persone.
Una grande illusione, fondata sull’invito ad arrenderci.
Un invito da respingere. Un invito accolto, almeno in Palazzo Vecchio, tanto dalle destre quanto dal centrosinistra. Che spesso ci dicono che i sacrifici sono necessari per ripartire. Anche se nell’ipocrisia generale mai nessuno direbbe che si parla di sacrifici umani… anche se poi ci sono centinaia di lavoratori e lavoratrici che muoiono, per garantire la ricchezza di pochi, a danno della povertà sempre più diffusa di molti…
I dati sono in un articolo de L’Espresso uscito questa settimana, dedicato alle morti sul lavoro)