Mica è il mio compleanno.
Eppure è il giorno in cui tiro fuori il mio certificato di nascita.
Quella falce e martello che sta tatuata su entrambe le braccia ha un significato profondo per me.
Eppure inizio a temere la storia. Perché per me quel 7 novembre, quella rivoluzione d’ottobre, ha il significato di chi ha saputo cogliere l’opportunità, “contro Marx”, come ebbe a scrivere Gramsci in quel 1917.
In quell’ottobre io ho sempre visto la politica capace di trasformare il presente per provare a costruire un futuro diverso da quello determinato da chi sfrutta le nostre vite e il pianeta, da chi nega che la diversità sia un valore e l’autodeterminazione anche individuale un principio per cui vale la pena spendere un’intera esistenza.
A me fa paura essere prigioniero di una storia da cui si rischia di essere schiacciate e schiacciati. Dove viene fuori che c’è chi si sente comunista, ma immagina di poterlo fare al governo con chi non si sente neanche di sinistra, rinunciando a ogni prospettiva di rivoluzione. O di chi si sente comunista ma pensa di poterlo essere in una piccola stanza, chiusa, respingente e incapace di farsi movimento di massa.
Se il comunismo smette di essere uno spettro che fa paura, ma diventa un cimelio da tenere appoggiato su una mensola, smette di essere un orizzonte, diventando simile a un fantasma su una maglietta.
E però il timore si supera in unico modo, affrontandolo, insieme, con compagne e i compagni che hanno voglia di prendersi cura del cambiamento di cui abbiamo sempre più urgente bisogno.
Buon 7 novembre a chi si sente figlia e figlio di quel giorno. Anche non concordando su nulla di quello che ho scritto.
Per fortuna le patenti di comunismo non le rilascia nessuna motorizzazione.