Le forze della sinistra: “In approvazione in questi giorni la proposta di costituire una nuova holding pubblica, funzionale alla multiutility e contraria alla volontà espressa dal referendum di dieci anni fa”
Gruppo Consiliare “Sinistra Progetto Comune” – Comune di Firenze
Gruppo Consiliare “Buongiorno Empoli – Fabbrica Comune” – Comune di Empoli
Enrico Carpini Consigliere Città metropolitana di Firenze
Ivan Moscardi – Presidente Consiglio Comunale di Sesto Fiorentino
Gruppo Consiliare “Campi a sinistra” Comune di Campi Bisenzio
Gruppo Consiliare “Sinistra Italiana” Comune di Campi Bisenzio
Gruppo Consiliare LiberaMente a Sinistra, Comune di Scarperia e San Piero
Gruppo Consiliare “Laboratorio Politico Sinistra Unita” – Comune di Rignano sull’Arno
Gruppo Consiliare “Sinistra per Pelago” – Comune di Pelago
Gianfranco Spinelli Consigliere Comunale Comune di Serravalle Pistoiese
Partito della Rifondazione Comunista – Toscana
Sinistra Italiana – Toscana
“Cosa chiede la sinistra? Proprietà e gestione effettivamente pubblica dell’acqua e degli altri servizi pubblici essenziali: quindi perseguimento dell’interesse esclusivo dei cittadini, investimenti e bollette più basse, capillarità del servizio e controllo democratico – anche con un ruolo decisionale effettivo delle assemblee elettive e con il coinvolgimento popolare. Insomma chiediamo di andare nella direzione indicata dalla cittadinanza con il referendum del 2011, con cui si era affermato un secco no ai profitti sull’acqua e sugli altri servizi pubblici, per sottrarli alle logiche aziendaliste e di mercato, al fine di avere servizi migliori, a tutela delle risorse e per costi più contenuti, rinunciando ai dividendi sul profitto.
Questa è sempre stata la nostra posizione in questi anni (fummo fra i promotori di una proposta di iniziativa popolare in Toscana 15 anni fa), durante i quali le logiche portate avanti anche a Firenze ed in Toscana sono andate nella direzione opposta: bollette fra le più care d’Italia, tradimento totale del referendum, rete colabrodo, scelte fuori da ogni indirizzo effettivo dei consigli comunali e dei cittadini. Adesso gli stessi amministratori provano a raccontare una presunta novità, ma in realtà si sta andando nella direzione di sempre: siamo di fronte all’avvio di un’operazione che dovrebbe portare alla creazione di una multi utility dei servizi pubblici nella nostra regione, che accorpi le aziende di gestione di acqua, rifiuti e – forse – energia (è solo l’ultimo dei molti tentativi andati in scena in questi 15 anni).
La prima tappa sarà il conferimento ad una nuova società delle quote dei comuni detenute in Publiacqua, tramite delibere – a detta degli stessi amministratori, immodificabili quindi come fosse un obbligo di semplice presa d’atto dei consigli comunali – presentate di corsa, con tempi contingentati e senza nessuna effettiva consultazione pubblica. Ripubblicizzazione quindi, dopo il fallimento delle scelte di questi anni fatte dallo stesso PD e soci, del cosiddetto modello toscano? Assolutamente no: come scritto e dichiarato l’operazione è propedeutica alla quotazione in borsa della futura multiutility, all’elevazione all’ennesima potenza delle logiche di mercato e del profitto, e società di gestione che restano di diritto privato (si scrive esplicitamente in delibera che nelle tariffe non si turberà “il prezzo di mercato”, ragionando sugli accantonamenti dei dividendi e degli utili).
Insomma, tutto cambia perché nulla cambi. Anzi si va a peggiorare, con la creazione di un’ulteriore scatola cinese – la newco – ed un dimensionamento regionale multi servizi che allontanerà ulteriormente le scelte dai consigli comunali e dai territori. E col rischio certo di aprire il campo a future operazioni finanziarie borsistiche ostili , in grado di mettere in pericolo un patrimonio comune di tutta o parte della Toscana
Volete cambiare nell’esclusivo interesse generale? Accompagnate il tutto – questo proporremo nelle sedi istituzionali e con la messa in campo di una vera campagna dal basso – con l’impegno alla creazione di aziende di diritto pubblico, cioè fuori dalle logiche di mercato e su cui consigli comunali e cittadini svolgono un ruolo effettivo, e ovviamente con l’esclusione della quotazione in borsa. Per liquidare i soci privati ci sono ben altre strade che non quella di cadere dalla padella nella brace!
Infine si riformi la legislazione regionale, per tornare non allo spezzatino aziendale che nessuno vuole, ma ad affidamenti per bacini omogenei, e si chieda di approvare la legge nazionale – voluta anche dai movimenti per l’acqua pubblica – che darebbe effettiva attuazione al referendum del 2011, che giace da anni in Parlamento. Senza dimenticare la tutela occupazionale e l’omogeneità – non al ribasso – dei profili contrattuali dei lavoratori coinvolti nell’operazione.
Queste le nostre proposte, l’opposto di quello che sono in procinto di approvare la maggior parte dei consigli comunali delle nostre province”.