Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi, consigliere comunale Sinistra Progetto Comune insieme a Tommaso Grassi, Firenze Città Aperta
“Così tanto impegno e sacrificio è stato necessario per riportare la città a vivere il Maggio, non più considerandolo un carrozzone, costoso ed inutile come la gestione della Sovrintendente Colombo e poi di Bianchi avevano fatto percepire; così poco tempo ci metteranno Nardella e il nuovo Sovrintendente Pereira a ricacciare nell’oblio un Teatro, i suoi artisti e dipendenti, così come i tanti cittadini che hanno a cuore l’istituzione lirico sinfonica di Firenze.
Nardella parla di far pagare la qualità: ci acconteremmo se negli anni avesse fatto pagare ai responsabili i disastri della gestione. Oggi avremmo meno debiti, maggiore libertà artistica e maggiori fondi da investire nella qualità che Nardella oggi rivendica.
Se la qualità esiste ancora nel Teatro del Maggio Musicale Fiorentino lo dobbiamo agli artisti e al personale tecnico amministrativo che hanno resistito nonostante anni di pessimi rapporti e negli ultimi anni al Sovrintende Chiarot che più di chiunque altro ha creduto potesse essere possibile una alternativa al portare i libri in Tribunale e dichiarare il fallimento.
Ridicolo che il Sindaco accosti la qualità al programma di quest’anno del Maggio. Un programma non certo merito di Nardella o di Pereira che è arrivato da poche settimane. Merito dell’ex Sovrintendente che è stato cacciato appena la situazione economica e finanziaria della Fondazione poteva permetterlo a chi ha sfruttato per proprie carriere e per propri interessi il Maggio Musicale. Sono tornati ben presto a contare coloro che hanno fatto perdere qualità e credibilità nel Maggio. Nastasi, deus ex macchina di questo nuovo corso, il neo sovrintendente Pereira e il violinista-sindaco Nardella adesso cosa intendono fare? Nel frattempo consigliamo una bella lezione di economia per capire che prima di alzare i prezzi e di paragonare prodotti ben più apprezzati e richiesti, bisogna accrescere in valore e aumentare la domanda del bene che si vuol vendere. Dopo gestioni fallimentari della Fondazione c’è bisogno ancora molto tempo per risalire la china e nonostante il lavoro di Chiarot ancora c’è molta differenza tra il Maggio e Teatri come la Scala o Salisburgo. Non basta assumere i vertici della Scala per far lievitare i prezzi dei biglietti del Maggio”.