Il 20 agosto sono ricorsi due anni dal primo sciopero delle scuole contro il cambiamento climatico. Lo hanno ricordato Greta Thunberg, Luisa Neubauer, Anuna De Wever e Adélaide Charlier, in un articolo tradotto e pubblicato da la Repubblica nella giornata di ieri (purtroppo non si legge se non a pagamento… ma il link è qui).
Come ricorda Jaap Tielbeke sull’ultimo numero di Internazionale, che al tempo del “mito del consumatore verde” ha dedicato la copertina (qui), il successo della mobilitazione dei Fridays For Future è stata oggetto di critiche e giudizi ironici. «Quanto diecimila studenti sono scesi in piazza a manifestare per il clima, alcuni commentatori cinici si sono scagliati contro di loro. I manifestanti volevano solo saltare la scuola, dicevano. Se davvero fossero stati preoccupati per il clima poi non sarebbero andati da Burger King».
La sinistra tradizionale si è divisa tra aperta simpatia per la mobilitazione delle nuove generazioni a favore del pianeta e un forte pregiudizio per un movimento non strutturato, pensato come un tassello necessario agli ex socialdemocratici europei per poter ricostruire il centrosinistra del vecchio continente con una gamba verde.
Recentemente su il manifesto si è assistito a un dibattito di difficile comprensione, per quanto mi riguarda almeno. Luciana Castellina, su il manifesto (qui) ha replicato a un’intervista fatta a Fausto Bertinotti su la Repubblica (qui), che a sua volta seguiva alcune risposte rilasciate allo stesso quotidiano da Daniel Sassoon (qui). Un cortocircuito sorprendente. Perché lo storico britannico viene spinto a sottintendere che Marx sarebbe superato, mentre l’ex Presidente della Camera risponde che sostituire la lotta di classe con quella per il pianeta sarebbe una sciagura. La Presidente Onoraria dell’ARCI si indigna e prende la parola per ricordare quanto sia stato difficile affermare all’interno dei movimenti comunisti l’importanza del conflitto tra capitale e ambiente… Oggi su il manifesto tornano sul tema Mario Noera e Roberto Romano per spiegare che il vero punto è la necessità di una soggettività politica che sappia unire l’istanza del lavoro con quella per i cambiamenti climatici (qui).
Senza voler esaltare i movimenti e avendo presente cosa accade (cosa è accaduto) ai partiti della sinistra, quando hanno scelto di farsi sostituire dalle piazze, è davvero sorprendente leggere su due quotidiani nazionali e storici un confronto così arretrato.
Tanto è stato fatto per unire il rosso al verde. Altri colori si sono aggiunti, a partire dalle istanze contro ogni discriminazione. Solo poche settimane fa le piazze occidentali sono tornate a riempirsi, dopo la cosiddetta fase 1 legata a Covid-19, con le parole dei Black Lives Matter. Ancora strade percorse da tantissime e tantissimi giovani.
Quale è lo spazio politico organizzato con cui questi movimenti possono raffrontarsi? Oggi manca.
Nel piccolo lo viviamo direttamente con Antonella Bundu, con la nostra coalizione di Sinistra Progetto Comune, che rimane una rara esperienza di unita, costruita su un programma chiaro, che ci ha dato l’opportunità di rappresentarla in Palazzo Vecchio, con i consiglieri dei cinque quartieri della Città. A livello nazionale si fatica a ipotizzare un simile spazio, che corrisponda a questa sinistra.
Mentre il centrosinistra si cannibalizza da solo, contraddicendo i buoni intenti con le scelte reali. Un esempio su tutti? Parafrasando il già citato Tielbeke da Internazionale: «cancellare il progetto del nuovo aeroporto di Peretola [era di Lelystad] sarebbe più utile di tutti i discorsi sulla vergogna di volare».
Chi scrive ha un ruolo attivo all’interno di un partito politico dal 2006, che nel tempo si è rafforzato. Quindi chi scrive è parte del problema e queste parole non hanno certo interesse a dare colpe ad altre persone.
La speranza è che ci sia un salto di qualità nella costruzione di prospettive politiche di lungo respiro, che vadano ben oltre la discussione uscita su questi giorni su il manifesto e la Repubblica. Che ricordino i due anni di successi dei Fridays For Future , a cui si è aggiunta la lotta degli Extinction Rebellion.
L’insostenibilità del capitalismo vale per il pianeta come per le classe lavoratrici. Non c’è che da organizzare una realtà politica che abbia come obiettivo essere lo strumento utile al superamento dello stato di cose presenti. Ognuna e ognuno partendo da dove è, ricercando l’unità nelle lotte, attraverso un percorso che ampli la partecipazione, l’unica che potrà invertire il declino in cui sembra essere caduta, da troppo tempo, la sinistra italiana.