Oggi la stampa è “emozionata” per gli eventi di Santo Spirito: contribuisce alla narrazione che accompagna ormai il tema della socialità, che non sanno chiamare in altro modo, se non movida.
Perché? Perché è l’unica forma di socialità riconosciuta da questa società, ma la si vuole disciplinata e ordinata nelle regole del mercato. Paghi per il tavolino e la seduta, paghi per andare in bagno, paghi per quasi ogni gesto, in attesa che facciano pagare anche per respirare.
La corda di fronte alla chiesa è una provocazione. Il sistema rimuove una parte delle persone. Criminalizza chi sceglie di prendere visibilità, anche se poi è una visibilità che viene piegata dal sistema di informazione.
Su Santo Spirito ci siamo espressi più volte, con una serie di proposte: forse complesse, ma sicuramente più concrete della formula “concorso di idee”.
Io non condanno quanto è successo. O meglio: lo condanno, nel senso di condannare la Giunta e il Partito Democratico, per aver creato queste condizioni.
Non ho sentito tanta indignazione per le cariche alla Texprint e la morte di un sindacalista nella logistica. Mi si risponderà? Che c’entra? C’entra. Perché se ci si scandalizza per chi usa le pareti come bagni bisognerebbe scegliere una delle due opzioni: evirarlo o mettere più servizi igienici e magari gratuiti. Non continuare a sconvolgersi per l’illegalità nelle strade, mentre si tace su illegalità ben più gravi.
Prima ancora di venerdì sera dai gruppi della maggioranza e dalla Giunta erano arrivata l’indignazione per il gesto fatto con l’Associazione Progetto Firenze, i nostri gruppi consiliari in Comune e al quartiere 1, Tomaso Montanari e Laura Lombardi (una conferenza stampa con della corda in mano).
Le reazioni? “Sterile, inutile, grave” e così via.
Quando chi ha il potere ignora le critiche, provoca la reazione. Quando chi prende decisioni ritiene che siano giuste a prescindere, nega legittimità a posizioni diverse.
Questo sta accadendo in Santo Spirito, non da questa settimana. Chi governa sta provocando, in modo irresponsabile. Il contrario di quello che dovrebbe fare la politica.