Fermo in Lungarno Acciaiuoli: la Giunta rivendica il reparto antidegrado
Le verifiche sul comportamento individuale provano a slegare il singolo episodio dal contesto generale
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Le verifiche sul comportamento individuale provano a slegare il singolo episodio dal contesto generale
Una riflessione sulla protezione temporanea e il sistema di accoglienza.
Sala Firenze Capitale – Palazzo Vecchio, piazza della Signoria 1
Sabato 16 aprile 2022, ore 10.00-12.30
Interventi di:
– Amir Ahmad Faghihi Kashani (rifugiato)
– Francesco Torrigiani, Sinistra Progetto Comune Quartiere 1, Firenze Città Aperta
– Luigi Tessitore, avvocato di ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione)
– Nadia Tahsina Siddique (mediatrice culturale e operatrice nei centri di accoglienza per persone con protezione internazionale)
– Valentina Adduci, già operatrice nell’ambito dell’accoglienza, PRC Firenze
Saluto introduttivo di Dmitrij Palagi, consigliere comunale Sinistra Progetto Comune
Capienza limitata, si consiglia la prenotazione, con una mail a: sinistraprogettocomune@comune.fi.it
Dallo scoppio della guerra in ucraina milioni di persone hanno raggiunto l’Europa. Secondo l’UNHCR nel primo mese di guerra più di 3,5 milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina, il 92% di esse ha raggiunto l’Europa. Per assicurare loro immediata protezione, l’Unione Europea ha applicato la direttiva sulla protezione temporanea, per la prima volta dalla sua adozione, ovvero dal 2001.
L’iniziativa del 16 aprile ha lo scopo di analizzare in cosa si traduce nel nostro paese e in Toscana e di domandarsi perché, a fronte di altre guerre e situazioni di pericolo da cui le persone fuggivano, nei 21 dalla sua adozione, non era mai stata applicata.
Il tutto partendo dal presupposto che chiunque fugge da guerre, carestie e povertà estrema meriti il riconoscimento degli stessi diritti e ricordando che gli sbarchi di chi arriva sulle nostre coste proseguono costantemente.
Il degrado e il decoro sono categorie di destra.
Non i fenomeni che si usano indicare con quelle parole, ma la lettura che ne viene data.
Il modo in cui si indicano quei fenomeni, attraverso le due parole (decoro e degrado), rendono impossibili delle soluzioni diverse da repressione e paura.
Il fatto che esista un reparto antidegrado e che la Municipale venga usata per operazioni di ordine pubblico e sicurezza è un problema. Enorme. Di cui chi governa Firenze dovrebbe assumersi fino in fondo la responsabilità, invece di chiudersi in difese di ufficio imbarazzate, che copiano male le posizioni delle destre (forti coi deboli, deboli coi forti).
Nei primi mesi di emergenza pandemica, alla Municipale si è chiesto di “vigilare” sulle mascherine all’aperto. Ne sono seguiti diversi episodi di tensione e di violenza, poi sono arrivate pure alcune minacce di morte al personale dipendente.
A distanza di un paio di anni alle lavoratrici e ai lavoratori il Comune nemmeno vuole pagare le indennità legate a quel tipo di servizio. Aspetta l’esito dei tribunali, per vedere se legalmente è giusto disconoscere economicamente il lavoro richiesto.
In una città in cui dopo un omicidio (quello di Idy Diene) il Sindaco si è scandalizzato per qualche fioriera rotta, in cui viva è ancora la memoria di Riccardo Magherini, in cui si ignorano sistematicamente le problematiche legate alla retorica della legalità, la politica e le istituzioni dovrebbero chiedere scusa, assumendosi l’impegno a cambiare le cose.
Chiedendo scusa anche per la targa ancora mancante su Ponte Vespucci, dopo due voti all’unanimità del Consiglio Comunale, per ricordare Idy Diene e il suo omicidio.
Poi occorre sciogliere il reparto antidegrado e dare le giuste funzioni alla Municipale, che non sono di ordine pubblico e sicurezza. Urgente è anche cancellare i regolamenti repressivi dei “mini-daspo” (che invece ci chiederanno di allargare tra fine aprile e inizio maggio), investire adeguatamente sui servizi sociali, internalizzare quanto è stato affidato agli appalti e al volontariato, smantellare le situazioni che causano tensione sul territorio attraverso pratiche di socialità dal basso e confronti pubblici, per poi magari contrastare i fenomeni di cui parlano tutti i report sulla criminalità organizzata (che fa parte dell’economia legale da molti anni).
Vedo che sui social è partita l’ondata di offese, ad Antonella Bundu, su alcune pagine social. Mediamente sono persone che ritengono normali le immagini dell’arresto. Ma in quelle immagini di normale non c’è nulla. Non per il punto di arrivo, ma per il punto di partenza. E il punto di partenza è politico.
Domani alle 17.00, presidio in piazza della Signoria, lato via de’ Gondi.
(L’immagine è rubata da La Città del Decoro di Zerocalcare, pubblicata su Repubblica a maggio 2015)
“Dovremmo discutere del senso di un reparto antidegrado e delle modalità in cui si gestisce la difesa del decoro cittadino. La violenza delle immagini impone alla politica assunzioni di responsabilità. Presidio lunedì pomeriggio in piazza della Signoria”
Antonella Bundu, Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune
È diventato virale, in queste ultime ore, un video, in cui due agenti della Polizia Municipale, del reparto antidegrado, fermano con la forza una persona. Avevamo già depositato una domanda di attualità per avere chiarimenti lunedì e volevamo aspettare le risposte, prima di commentare pubblicamente.
Apprendiamo però della linea usata dal Sindaco, che soffia sul fuoco, come già avvenuto in passato, con un’Amministrazione pronta a scandalizzarsi per due fioriere rovesciate, dopo un omicidio.
Il fermato ha chiesto scusa per il suo comportamento, dice il Sindaco, come se questo potesse giustificare le immagini viste.
Vogliamo che si metta in discussione la responsabilità di chi governa la città: la retorica del decoro, l’uso della Municipale per ordine pubblico, le condizioni in cui si fa operare un reparto “contro il degrado”, la creazione di condizioni in cui poi ci troviamo a commentare episodi simili.
Ci uniamo alle persone che spontaneamente hanno deciso di venire in piazza della Signoria lunedì 11 aprile, in occasione del Consiglio comunale, lato via dei Gondi.
CI SONO VOLUTI PIU’ DI DUE ANNI, MA FINALMENTE C’E’ – “Prendiamo ispirazione da Romano Prodi, nella versione di Corrado Guzzanti, e salutiamo la notizia con un sorriso”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Lorenzo Palandri, Francesco Gengaroli – Sinistra Progetto Comune Quartiere 2
Rimarrà tra le richieste più complicate avanzate in Palazzo Vecchio nella storia di questa consiliatura: era il 14 novembre 2019, quando veniva assegnata la mozione con cui chiedevamo l’installazione sul lungarno Aldo Moro di un attraversamento pedonale con impianto semaforico a chiamata, all’altezza della Piscina Nannini.
Leggi tuttoHo letto Luigi Manconi su la Repubblica di oggi.
Risponde a Canfora e invoca la sinistra autoritaria a cui non sente di appartenere. Cercare di praticare il dubbio in tempi di guerra non è semplice.
Per questo mi sto sforzando di leggere voci di chi argomenta posizioni diverse da quelle di cui sono convinto.
Manconi contesta alla sinistra autoritaria di non essere stata dalla parte dei diritti individuali. Rivendica di aver sempre pensato che questi ultimi stanno insieme ai diritti sociali.
L’articolo è scritto molto bene e penso sia efficace, però lo trovo legato al passato, a una sorta di resa dei conti di ciò che è stato. Rivendica la politica capace di schierarsi sempre dalla parte delle vittime, contro la realpolitik. Sono disponibile a continuare a discutere con le compagne e i compagni su come si aiuta chi subisce le ingiustizie delle nostre società, anche perché continuo a sentirmene parte.
Però mi sento di ricordare come la realpolitik e la sinistra autoritaria siano il segno di quella chiamata spesso “sinistra di governo”, di quella che è sempre stata nelle istituzioni, puntando a vincere, invece che a praticare la politica anche fuori.Di una sinistra convinta di aver vinto, dopo il 1989, governando la globalizzazione e incapace di riconoscere l’esistenza di una sinistra diversa.
Quando ho iniziato la mia militanza ricordo le battute di chi stava nell’allora PdCI e nei Democratici di Sinistra: loro erano il vero marxismo, mentre Rifondazione era “movimentista”, “anarchica”, “libertaria”.
La “mia” sinistra è stata ed è al fianco di Giuseppe Uva e di Stefano Cucchi. È stata ed è al fianco delle Ong del soccorso in mare. È stata ed è al fianco di Mimmo Lucano. È stata ed è al fianco di Englaro, Welby, Antoniani e “Mario”.
Proprio per questo rimango convinto della necessità di un ruolo diverso dell’Unione Europea, che fino a pochi mesi fa era pure messa in discussione dai suoi aderenti.
Penso sbagliato dare per scontata la superiorità dell’Occidente e penso che il Novecento ci ha spiegato la necessità di provare a sminare i campi di battaglia, in ogni modo, senza cedere all’emotività.
Lo può fare chi è sotto le bombe e subisce un’invasione? No.
Lo può fare chi fa profitto sulla guerra, chi governa un sistema economico in cui la pandemia e le armi fanno ricche alcune aziende.
Erri De Luca, sul Fatto Quotidiano di oggi, dice che non crede al rischio di un allargamento del conflitto e al rischio di alimentare il numero di morti in Ucraina. Una posizione lecita. Con cui confrontarsi.
Io credo nella necessità di rimuovere l’ipocrisia dei nostri mondi.
Se le ucraine e gli ucraini devono essere parte del nostro continente (indicato come entità politica e non geografica dal sistema narrativo di oggi), sarebbe bello se non lo fossero perché abbiamo bisogno di “badanti e muratori”.
Perché i valori occidentali sono gli stessi che rendono necessario a Manconi e alla sinistra non autoritaria di stare dalla parte del torto anche nei nostri paesi.
La discussione non si esaurisce sui social, però la sinistra autoritaria ha più a che fare con la socialdemocrazia che con il comunismo
.C’è chi sta dalla parte della pace, contro l’esportazione delle armi, senza avere nessuna simpatia per la politica di potenza.
Da De Luca rubo la necessità di evitare la barbarie parolaia.La verità è che c’è una sinistra che non sembra più giocare un ruolo nel nostro Paese. La pandemia e la guerra dovrebbero spingerci a ridarle un ruolo.Con il massimo rispetto di chi c’è stato, penso che abbiamo bisogno di farlo guardando al futuro. Se c’è chi crede che diritti sociali e diritti individuali siano in contrapposizione se ne vada, che di opzioni ambigue è piena la galassia extraparlamentare.
Mettiamo da parte alcuni dibattiti concentrati solo sul Novecento: in un certo senso ci sono state lasciate solo le sue macerie.
Ci sono troppe vittime per pensare di aiutarle senza dare forza a spazi politici collettivi e organizzati.