“Care fiorentine, cari fiorentini, ovunque voi siate nati, ma che avete fatto di questa città la vostra casa, che qui cercate di vivere la vostra vita, sappiate che ora come non mai è necessario per tutti voi, per tutti noi, cercare tutti insieme di riprendere il timone del nostro destino.
Ci hanno detto che Firenze non è in svendita. Che Firenze non ha un’economia sbilanciata. Che Firenze avrebbe magari anche più diritti di altre città, di altre comunità, perché è “patrimonio dell’umanità” per la sua incommensurabile eredità storica, artistica, culturale. E quindi che Firenze andava bene, benissimo, e ora va male, per colpa dell’influenza assassina, ma che qualche santo ci aiuterà…
Non siamo d’accordo, noi a Sinistra, per davvero, con questa visione dell’oggi – spiegano i consiglieri Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – come non lo eravamo con quella di ieri. Noi non siamo contrari all’impresa come tale, perché anche quello dell’imprenditore può essere lavoro onesto che genera altro lavoro e benessere per sé e per i dipendenti, avendo poi ricadute positive sul territorio. Noi non siamo contrari ad un sistema di finanziamento sociale che sostenga gli imprenditori affinché possano dar vita a nuove attività economiche piuttosto che ad aggiornarle e a farle crescere.
Noi sosteniamo soltanto che come è stato fatto tutto ciò qui a Firenze, negli ultimi dieci anni, è – almeno – in gran parte sbagliato, perché altrimenti adesso, pur se in emergenza Covid come mezzo mondo, ci staremmo dicendo altre cose.
E le responsabilità di questa situazione vanno distribuite sui vari livelli di governo.
Limitandoci però alle vicende cittadine, è innegabile – aggiungono i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – che da dieci anni a questa parte la città è stata messa alla mercé di “finanziatori” che hanno orientato, insieme alla pessima classe politica di questo periodo, la città verso un “certo modello”. E questo modello ha previsto la dismissione di servizi, la cessione di immobili pubblici e privati, l’espulsione di attività produttive e commerciali, quando non la dismissione, piuttosto che la successione, diminuendo le residenze “vere” e la diversificazione del tessuto produttivo e commerciale. Questo ha favorito “investitori puri” che hanno privilegiato la rendita finanziaria e non investitori-produttori interessati a radicare impresa. Ha favorito la speculazione edilizia, l’espulsione della residenza e dell’artigianato, l’orientamento quasi monocorde al turismo e al lusso.
E noi – continuano Bundu e Palagi – vogliamo continuare a denunciare questi errori, ma vogliamo anche fare proposte. Come banalmente chiedere al Governo di favorire la permanenza dell’impresa produttiva in Italia, anche trattenendo i capitali dentro l’impresa produttiva, come abbiamo fatto oggi con un nostro atto in Commissione Sviluppo Economico.
Abbiamo proposto di chiedere al Governo che le società per azioni che quest’anno avessero goduto della cassa integrazione non prevedessero la distribuzione di dividendi per quest’anno e per l’anno prossimo. Ma non pagare una nuova tassa, bensì chiedendo di fare destinare gli utili interamente ad investimenti produttivi e al mantenimento della forza lavoro in Italia, nella misura dei due terzi, trattenendo i soldi “dentro la stessa impresa”, mentre la parte rimanente fosse da conferire ad un apposito fondo per la cassa integrazione da istituirsi a cura del ministero competente, per dare una mano ad altre imprese. Chiedevamo di fare investire le imprese in lavoro e in asset aziendali, producendo futuri profitti per la stessa impresa e per i suoi lavoratori, con una quota destinata a rialimentare la cassa integrazione, per dare una mano a tenere in piedi il sistema delle imprese in Italia. Non altro…
Ebbene, la maggioranza di PD e Lista Nardella, insieme alle opposizioni di centro e destra (dai 5 Stelle alla Lega), hanno detto no, perché “gli investitori devono essere liberi di investire come preferiscono”, magari anche di scappare all’estero con gli utili, di chiudere le imprese, di svendere gli asset, di rubare quote di mercato e di chiudere… Di fare tutto quello che oggi le norme permettono di fare e spesso anche di fare anche quello che non andrebbe fatto. Ci hanno spiegato come si tiene sempre aperta la stalla e si fanno scappare apposta i buoi…
Bene – anzi, male – care cittadine e cari cittadini di Firenze: sappiate, se non ci avevate ancora riflettuto sopra, che la classe politica che governa oggi la nostra città, ma anche le opposizioni di
centro e di destra – che magari vi illudete che possano essere una valida alternativa – che sono tutti concordi nello svendere ancora il futuro di questa città.
Ma questo convincimento di dovere portare avanti un’idea diversa, noi lo possiamo rivendicare con forza – concludono gli esponenti di Sinistra progetto Comune – non perché siamo degli sprovveduti che credono alle favole, ma perché abbiano dalla nostra anche economisti, finanzieri, industriali che hanno dimostrato di potere fare impresa, generare benessere e sviluppo, redistribuire profitti in modo etico, equo, ed ecologico, certo con maggiore efficienza del modello di sviluppo che ci hanno imposto negli ultimi anni, piegando la città alle necessità della speculazione (che loro chiamano”investitori”) e lasciando alla grandissima parte di noi, che qui lavoriamo, produciamo e viviamo, soltanto le briciole”.