“Dopo il tema delle indennità la partecipata procede di nuovo a seguito di propri pareri legali”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
La situazione era chiara. Il Direttore Generale di Servizi alla Strada poteva svolgere il suo mandato per un massimo di tre anni. Quindi doveva essere previsto un nuovo bando entro la fine di gennaio 2024. Non è accaduto. Oggi ci è stato confermato che la società (socio unico il Comune di Firenze) ha proceduto ad una proroga, “nelle more dell’espletamento del bando della definizione del nuovo incarico”, ci ha detto l’Assessore Bettarini. Si configura una “estensione temporale di tutte le condizioni in essere”, in termini di poteri e retribuzioni.
Il parere legale che è arrivato è sempre di S.a.S., come nel caso dell’indennità riconosciuta allo stesso Direttore, con parere contrario di Palazzo Vecchio.
Ma dov’è il ruolo del pubblico in una sua partecipata?
Faremo accesso agli atti per leggere il parere. Ci stupisce che l’Amministrazione si limiti a prendere atto di quanto viene deciso dal Consiglio di Amministrazione, che pare costantemente adoperarsi a favore di condizioni favorevoli al Direttore Generale. Non è una questione personale, ma si tratta di una vicenda politica rilevante e significativa sul ruolo del Comune.
“Già c’è un enorme problema di opportunità tra Giunta uscente e candidata sindaca, ci manca solo il coinvolgimento del Presidente Mattarella”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Non sarà sfuggita alla cittadinanza la curiosa frequenza con cui l’Assessora Sara Funaro appare pubblicamente con la fascia o al fianco del Sindaco (ecco forse perché spesso è assente dal Consiglio comunale, anche quando si arriva alle interrogazioni a cui non ha mai risposto).
A questo si aggiunge lo straordinario sforzo di risorse pubbliche impiegato dal Comune di Firenze per vantarsi di quanto fatto durante il mandato, che inevitabilmente favorisce l’Amministrazione uscente.
Non vorremmo che il PD – come anticipato oggi dalla stampa – volesse cogliere la presenza del Presidente della Repubblica Mattarella a Firenze per forzare ancora di più le istituzioni. Lo sappiamo, il centrosinistra ha rinunciato alla politica per il potere. Con i governi tecnici ha scelto di ergersi a garanzia della continuità di governo. Però non può tirare nel mezzo a questa assenza di senso delle istituzioni la figura politica più importante dello Stato.
Comprendiamo la presenza per l’inaugurazione della Fondazione Piero Bargellini, ma in politica non si dovrebbero far pesare le parentele, quindi confidiamo che l’Assessora Funaro voglia garantire che per opportunità evitare scatti fotografici e riprese che potrebbero far pensare a un velato sostegno, o anche solo a un apprezzamento, rispetto alla scadenza dell’8 e 9 giugno 2024.
Lo ammettiamo: da parte nostra c’è un po’ di pregiudizio politico. Vedendo come il PD usa la sua posizione di forza per garantirsi un vantaggio elettorale ci fa pensare male. Quindi lo diciamo prima che possa avvenire: una foto o un video di Funaro già candidata con il Presidente della Repubblica sarebbe grave.
Il testo dell’intervento conclusivo durante la giornata organizzata sabato 3 febbraio 2024 presso il Teatro L’Affratellamento, per avanzare le prime proposte di governo della sinistra per Firenze.
Innanzitutto, grazie, per averci scelto e aver scelto di essere qui. Però oggi più che mai abbiamo bisogno di voi, per fare scelte giuste, per evitare errori. Vogliamo ricostruire una città fatta delle persone e per le persone. Ci sono state e ci sono politiche sbagliate, errori da riparare. Uno però, non lo abbiamo mai fatto mai lo faremo: quello di liquidare le persone come sbagliate. Per noi non ci sono persone sbagliate. Per questo non ci vogliamo definire in contrapposizione, ma dare spazio a tutte le persone che vogliono rimediare ai tanti errori che sono stati compiuti in questi anni.
Che vuol dire proporre un nuovo patto sociale? Vuol dire una consapevole decisione di affidamento reciproco, fuori dalla dimensione strettamente elettorale. Chi è intervenuto su questo palco ha condiviso storie e proposte. Abbiamo voluto anche qui dimostrare quella concretezza che sempre ci anima e ci animerà, anche se spesso è più facile non riconoscerla. Perché viviamo in una città dove anche la politica tende a proporsi sempre più come un’esperienza, invece che come responsabilità. In cui provano a raccontarci come non siamo, adattandoci a un racconto che è sempre più propaganda scollata dalla realtà.
Pensate alle case popolari. In realtà negli atti sono Edifici di Edilizia Residenziale Pubblica. Nella narrazione però vengono relegate alle periferie, come se esistesse una perimetrazione tra le persone. E’ così che sono diventate una categoria eccezionale anche per reperire risorse, mentre la vita quotidiana scorre quasi invisibile.
Vi abbiamo fatto proposte precise, che fanno tesoro di un lavoro che abbiamo fatto insieme in 5 anni e ci proiettano un lavoro che ci impegnerà per i prossimi 5 anni. Emerge un legame forte tra le diverse tematiche: ridistribuire potere, opportunità e ricchezza. Pianificare la città attraverso i Quartieri e in una visione di insieme, permettere al territorio di decidere come trasformarsi. Si parte dalle informazioni. Censimento degli immobili, trasparenza sull’utilizzo delle risorse, chiarimento di quelli che sono i servizi che servono, costruzione di luoghi in cui poter esercitare sovranità responsabile e trovare tutela ai propri diritti.
Non puoi permetterti di pagare l’affitto? La colpa non è della piccola proprietà a cui non riesci a pagare il canone. Il mercato deve vedere il pubblico svolgere un ruolo diretto nel governo, non di silenzioso mitigatore, che accompagna il declino limitandosi semplicemente a tamponarlo.
Rinunci a uno spostamento perché non ci sono mezzi pubblici? Salti una visita medica per il ticket? Finisci per rinunciare a un esame o a rivolgerti a un privato per le liste di attesa? Non sai come fare a gestire una persona non autosufficiente? Chi governa la città dice che il Comune non ha competenze su questo. È falso.
Questione sociale, questione ambientale, intersezionalità; su questo vi chiediamo di costruire insieme il futuro del nostro progetto e su questo ci confronteremo con chiunque vorrà, sempre. Perché l’8 e 9 giugno sono due giorni, noi ci impegniamo a esserci per tutti i 366 di questo anno bisestile e i rimanenti 1460. Perché sappiamo che dopo il tumulto c’è il momento del governo. Perché il potere si esercita nella società e chi governa deve fare i conti con la vita reale della cittadinanza, a cui la città non va venduta ma consegnata per condividerne la vita.
Un esempio: la chiamano multiutility. Ma con questa parola si indica una modalità di gestione che ci allontana dalla possibilità di avere voce sull’acqua pubblica, sulla gestione dei rifiuti, sulla distribuzione del gas. Provate a vivere senza acqua, senza energia, senza produrre rifiuti. Perché si dovrebbe far profitto su questi bisogni? La questione della quotazione in borsa è persino marginale. Abbiamo diritto di vedere i soldi pubblici usati per garantire servizi, non per generare utili. Anche perché questo riguarda ognuna e ognuno di noi, ma riguarda anche l’inquinamento e l’impatto ambientale della nostra città.
Non sarà facile. Tra di noi ci sono tante diversità e avremo bisogno di confronto. Di fronte alla complessità però è bene partire dalle scelte più semplici, per definire in modo chiaro il quadro senza gettarsi fumo negli occhi.
Dicono che manchiamo di concretezza. Non è vero. Durante uno sfratto, in un momento di tensione in strada, quando arriva un licenziamento, quando arriva una bolletta del gas che non si sa come pagare, occorre trovare una risposta immediata, ma spesso è solo individuale. Abbiamo bisogno di governare i fenomeni alla base di questi problemi proprio per uscire fuori dall’emergenza, dall’isolamento delle soluzioni individuali e poter concretizzare delle progettualità. Proviamo soddisfazione quando aiutiamo a superare una situazione di crisi e facciamo sintesi, ma è davvero poca cosa rispetto al compito che spetterebbe alla politica. E soprattutto è una concretezza che merita di essere praticata, non esibita.
Avete ascoltato oggi alcune delle nostre proposte e alcune storie. Continuiamo a parlarne insieme. Perché siano settimane in cui la politica torni a essere un progetto condiviso.
Quando abbiamo saputo che avremmo passato questo pomeriggio senza riscaldamento un giornalista ci ha mandato la foto di un bue e di un asinello, suggerendoci di farli intervenire. Un compagno ci ha suggerito di proiettare Jack Blues in ginocchio che chiede perdono, giurando di non avere colpe.
Vogliamo portare avanti questo progetto anche con capacità di autoironia. Perché sappiamo quanto è difficile prendersi cura dei noi, ma questo ci offre solo maggiori energie.
Abbiamo scelto un riferimento storico, che precede il Rinascimento. Rinasci Firenze è l’espressione utilizzata da CasaPound per annunciare la propria lista alle comunali nel 2019. Rinasce Firenze è l’espressione usata dal Sindaco Nardella per ripensare la città dopo la pandemia. Con questi slogan continuano a rinchiuderci in una dimensione priva di futuro. Siamo merce, da usare, o utenza a cui vendere, come se dovessimo scontare una condanna a un unico modello di sviluppo, dove chi comanda concede ninnoli e contentini.
Tumulto appartiene invece a una storia precedente a quella dei Signori. In Sala Rossa è sempre divertente correggere il testo fornito dal Comune di Firenze. Dice che in quel momento le persone che si uniscono sono “Signori del Palazzo”. Ma la Signoria della piazza è del Popolo. Perché Palazzo Vecchio è stato voluto proprio perché chi viveva a Firenze non tollerava più la litigiosità di chi comandava. Tanto da inventarsi la leggenda dei guelfi e ghibellini.
Ma a noi interessa qualcosa dei litigi di quanti parlano di sé e tra sé, pensando di non dover rendere conto al resto della città? Palazzo Vecchio è stato costruito come sfida alle élite che parlavano di sé e tra sé.
E il tumulto dei Ciompi potrà sembrare un riferimento colto, ma non lo è. Raccontarlo a studentesse e studenti di prima media, durante un Consiglio dei Ragazzi, nel Salone de’ Dugento è emozionante e permette di coglierne l’attualità. Per questa opportunità ringrazio il Presidente del Consiglio comunale. La maggioranza delle persone più povere si è ritrovata, a un certo punto, in piazza della Signoria, perché non si vedeva coinvolta e riconosciuta. A quel tempo il centro era un teatro sociale, di incontro e in cui si manifestava. Oggi larga parte dell’area è interdetta alla possibilità di fare presidi, perché deve rimanere uno spazio esclusivo per il turismo. Se poi si sceglie di manifestare fuori dal centro finisce che danno la colpa a noi per i problemi del traffico cittadino, come è davvero successo.
Quel tumulto è fallito perché le élite erano riuscite a dividere il popolo, creando dei noi e dei loro dove c’erano dei noi. Recentemente parlando degli appalti dei servizi bibliotecari una persona mi ha scritto per ricordare che anche chi lavora nei servizi museali per conto del Comune manca di adeguato riconoscimento e salario. La lotta per le lavoratrici e i lavoratori è una, mentre c’è chi prova ad alimentare diffidenza all’interno degli stessi luoghi di lavoro.
Oggi ci viene detto che per risolvere un problema bisogna conoscere le persone giuste, avere i giusti numeri in rubrica. Magari non lo dice pubblicamente, ma spesso vediamo che si agisce così. Noi invece pensiamo sia giusto esigere i diritti che abbiamo. E vi vogliamo offrire strumenti per avere voce, per organizzarci direttamente.
Vogliamo evitare posizioni di rendita. Rivendicare come ogni parte della città, dal centro alle periferie non siano una suggestione ma i luoghi a cui apparteniamo.
Il 13 febbraio saremo a Trespiano. A ricordare Mario Fabiani. E ora potreste pensare che parlare di futuro evocando un cimitero non è proprio una grande idea. Ma lì ci sono i versi che Neruda volle dedicargli dopo averlo incontrato, parlando di “pane per tutte e tutti”. Palazzo Vecchio, a secoli di distanza, dopo il nazifascismo, torna a essere la casa della cittadinanza, in cui esercitare il potere dal basso.
Dovevo parlare meno, molto meno, ma la cosa più importante l’ho lasciata alla fine. È una citazione di Valerio Evangelisti, un maestro nel dimostrare l’importanza di raccontarsi e non farsi raccontare, del prendere un ruolo nella storia e non subirla. È stata scelta dell’Associazione culturale che è porta il suo nome.
«Quando si smette di guardare a un futuro diverso non si conquista più niente, perché se chiedi l’oggi ti danno l’oggi e se chiedi il futuro ti danno parte dell’oggi. Il futuro è tuo se hai l’idea che ci sia, un futuro. Appiattirsi sul presente porta a una sconfitta dietro l’altra».
Il nostro tumulto vuole essere una storia allegra, fiera e aperta. Grazie quindi: al Teatro L’Affratellamento, a chi ha portato con noi avanti l’esperienza di Sinistra Progetto Comune in questi anni, a chi ha accettato di andare in San Jacopino e dire alla stampa che avevamo una proposta per la città, a chi ci haaiutato a preparare questo evento, a chi è sta nei consigli di quartieri (o ci è stato), ai partiti e a chi ora non ha un partito ma non ha smesso di far parte delle nostre comunità, al segretario del gruppo che sempre ci supporta, ad Antonella Bundu, generosa e sempre di aiuto a non perderci nelle logiche autoreferenziali delle istituzioni, eachi è qui, a chi ci è stato e stata, a chi ci sarà. A chi ha seguito il servizio dei bollitori e ci ha preso in giro, a chi fa le foto, il video, ascolta, partecipa, si arrabbia, prende parola.
Grazie a voi per essere qua, per la strada percorso fino a qui e per quella che ancora ci attende.
“Chi è stato Consigliere comunale dovrebbe ricordare il senso delle istituzioni. Evidentemente si presuppone una visione del potere pericolosa”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Ci risiamo. Il Console onorario di Israele lancia altri anatemi. Di nuovo a danno di Palazzo Vecchio. Probabilmente per lui è inaccettabile che esista una pluralità di idee. Tutto deve corrispondere a cosa lui crede e valuta. Altrimenti si costruisce una fumosa retorica in cui vengono tirate nel mezzo persino le Brigate Rosse.
Eccola qua quindi la visione di chi deve aver dimenticato cosa vuol dire sedere nel Salone de’ Dugento: il disprezzo verso ogni possibilità di dialettica. Però in nome della presunta pace, che è una pace intesa come intolleranza in un contesto di pace (quale è la città di Firenze).
La nostra Città ospita più iniziative, con più punti di vista. Mercoledì scorso non ci pare di aver visto il Console onorario a quella introdotta dall’Associazione Italia-Israele e dal Presidente della Comunità Ebraica, prima dell’intervento di due persone attive nei Kibbutz.
Non sappiamo se lo vedremo domenica, all’appuntamento pensato dal Presidente del Consiglio in collaborazione con la coalizione Assisi Pace Giusta.
E sicuramente non ci sarà il 24 febbraio, perché arriva ai limiti della diffamazione nel descrivere le importanti voci previste.
È preoccupante questo modo di porsi. Perché il Console onorario si lega a un potere esecutivo, rispetto al quale – in ogni democrazia – c’è necessità di rispettare le altre forme di rappresentanza elettiva. Inoltre manca di rispetto a realtà associative storiche e radicate sul territorio, i cui caratteri distintivi sono antirazzismo e antifascismo.
Poi si stupisce se c’è chi ritiene inopportuno il suo incarico come Presidente della Fondazione Meyer.
Speriamo che il Console onorario voglia accettare un confronto pubblico. Il Consigliere Cocollini ha già detto che a lui non interessa. Ma magari potrebbero aprirsi un po’ di più all’idea che viviamo in democrazia.
“Avevamo proposto di agevolare le procedure per entrare in ZTL a chi ne ha diritto, a tutela del diritto alla mobilità”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Abbiamo sempre espresso contrarietà a ogni ipotesi di allargamento dei criteri di ingresso in ZTL e non abbiamo cambiato posizione.
Ci è stata però segnalata una difficoltà reale, da parte di alcune cittadine e cittadini. La procedura per segnalare le targhe con cui vengono accompagnate le persone cieche richiede tempo: si possono registrare fino a due mezzi, ma per il resto bisogna procedere all’inserimento in lista bianca (che ovviamente vale per una sola volta).
Si tratta quindi di un diritto alla mobilità già riconosciuto, ma per cui si possono semplificare le relative procedure.
Tra le opzioni possibili c’è quella di legare il permesso di ingresso alla persona, attraverso un telepass. Invece la direzione dell’Amministrazione sembra voler essere quella di proseguire sul criterio delle targhe.
Vedremo come andrà in Consiglio comunale la discussione, oggi in Commissione 6 (ringraziamento tutti i gruppi consiliari intervenuti) sono stati espressi 6 voti favorevoli (Sinistra Progetto Comune, Movimento 5 Stelle, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Gruppo Misto), 6 contrari (Partito Democratico, Firenze Democratica) e 1 non voto (Italia Viva).
Non abbiamo nessun interesse a strumentalizzare la vicenda o a fare polemica. Ringraziamo la cittadinanza che ci ha segnalato il problema e le possibili soluzioni. Se ne verranno trovate altre ovviamente ritireremo la mozione, in attesa che entri in vigore anche a Firenze il contrassegno unificato disabili europeo (CUDE).
“Sbagliate le posizioni espresse da tante realtà toscane. Alla crisi della politica non si si risponde concentrando il potere”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Riconosciamo la complessità delle funzioni a cui si richiama chi svolge la funzione di Sindaco o Sindaca. Proprio per questo non troviamo corretta la soluzione di ipotesi di un terzo mandato. Troppo potere è concentrato sull’esecutivo, scelto da chi vince con una forma di elezione diretta.
È questa legge elettorale che va superata, mentre Meloni e Renzi insistono a volerla estendere al livello nazionale.
A breve depositeremo una delibera per togliere quantomeno l’elezione diretta delle presidenze di quartiere (anche alla luce del commissariamento del Quartiere 1).
Ci stupisce che chi si impegna a denunciare questo Governo rispetto agli attacchi dei principi costituzionali finga di non vedere il problema di maggiore prossimità. Il potere deve essere distribuito, favorendo la partecipazione diretta e gli organismi elettivi che ricevono un mandato elettorale al pari dei sindaci e delle sindache.