“Letta in aula una replica di chi da quattro mesi è senza stipendio e da oltre un anno porta avanti una lotta di dignità per tutto il territorio”
Antonella Bundu, Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune
Incredulità. Questo il sentimento con cui abbiamo letto le parole del Sindaco in merito alla vertenza GKN, con cui invitava a ripristinare un clima di serenità tra le lavoratrici e i lavoratori, giudicando poco utile il conflitto del Collettivo.
Se ripensiamo al modo in cui le istituzioni si sono affrettate ai cancelli di quella fabbrica, appare davvero incomprensibile questa decisione di sposare unilateralmente la “narrazione Borgomeo”.
Per questo abbiamo scelto di leggere una parte del testo scritto da chi porta avanti la lotta.
##Nardella una domanda e due proposte##
Collettivo di Fabbrica GKN
Rispetto alle ultime dichiarazioni del sindaco di Firenze, Dario Nardella, in cui invita i lavoratori Gkn “a ritrovare un clima costruttivo di serenità”, abbiamo da fare una domanda e due proposte.
La prima domanda è semplice: Nardella, ma di cosa stai parlando?
- Stipendi non pagati da quattro mesi. Cedolini di dicembre e gennaio non consegnati. Colleghi che si sono licenziati e ancora non hanno ricevuto il Tfr. Casi di cedolini consegnati, senza però l’accredito. Contributi non versati con potenziale danno a chi non aggancia la finestra pensionistica, permessi vari non pagati, con un’azione che quindi sfiora l’appropriazione indebita, ferie autorizzate e poi non pagate. Estintori scaduti. Pioggia che infiltra lo stabilimento. 72 decreti ingiuntivi ad oggi accolti da cinque giudici diversi e azioni di pignoramento in corso. L’azienda invece di pagare, ha smesso di consegnare i cedolini che permettono di richiedere i soldi! 280 lavoratori che hanno firmato la messa a mora e a fortissimo rischio di danno professionale e psicologico.
- Da mesi siamo ai tavoli a proporre soluzioni, mentre Borgomeo “scappa” dal confronto. Ultimo scandalo, in ordine cronologico: con ampio anticipo e in seguito ad accordi presi sin dal 20 dicembre, chiediamo un comitato di proposta e di verifica dando ampie rose di date all’azienda (8, 9 e 10 febbraio) la quale ci risponde alle h 18.57 dell’8 febbraio comunicandoci l’assenza per impegni presi in precedenza
- L’azienda apre una procedura di cassa integrazione per riorganizzazione che scade il 13 febbraio. Proponiamo un calendario di incontri tecnici per favorire un accordo reale in sede di esame congiunto (il comitato di proposta e di verifica faceva parte di tale calendario), l’azienda cessa di fatto di presentarsi ai tavoli
- Proprio mentre siamo a Cassino – ma guarda! – l’azienda ci manda una mail in cui si dichiara disponibile a espletare l’esame congiunto della procedura di cassa integrazione “ a partire dal 21 febbraio”, cioè esattamente un mese dopo che l’ha aperta (un altro mese buttato!) e fuori dai termini della stessa procedura che scadeva il 13 febbraio!
- Quindi, ancora una volta sia chiaro, la cassa integrazione non viene agganciata per esclusive responsabilità dell’azienda. E quando Borgomeo scrive – scrive! – che “gli occupanti abusivi non hanno voluto firmare la cassa” mette nero su bianco una affermazione falsa, becera, ma che sopratutto denota un grado di ignoranza perfino dei meccanismi che afferiscono una cassa integrazione.
- Siamo alla completa inversione della causa e dell’effetto. L’azienda non si presenta ai tavoli, non si presenta ripetutamente sul territorio, le istituzioni tacciono rispetto alla continua pioggia di proposte di intervento pubblico, la città metropolitana – che pure fa parte del comitato di proposta e di verifica – nulla fa per convocarlo, e il sindaco di Firenze rompe il proprio silenzio per invitare noi a ristabilire un clima di serenità?
- L’attività del Collettivo e della sua struttura associativa non si è mai fermata, anche senza stipendi: piani industriali presentati dal Collettivo e dal suo Comitato Tecnico e Scientifico, una consultazione popolare autogestita, attività associativa in sinergia con i bisogni sociali del territorio. Accusare il Collettivo di Fabbrica e 300 famiglie che, nella disperazione della mancanza di reddito, continuano a progettare, discutere, insieme e sul territorio, del futuro della propria fabbrica denota un certo grado di strumentalità.
Noi a Cassino ci siamo andati e ci riandremmo. E andremo ovunque finchè avremo la forza e la dignità di farlo. Perchè nulla abbiamo da temere, perché vero è quello che diciamo, vero è quello che facciamo. Perchè fugge dai territori chi i territori calpesta. E scappa dalle soluzioni chi è parte del problema. Ogni singola parola da noi proferita è documentabile e documentata.
Tutto questo Nardella non può non saperlo. E se invece non lo sa, perchè male informato o presuntamente informato da questo o quel canale politico di riferimento, non parli della nostra condizione.
Avevamo chiesto che chiunque volesse parlare di una vicenda come Gkn, si informasse a pieno e nel dettaglio, o fosse in fabbrica con noi a vivere e toccare con mano quella condizione. E a questo punto, invitiamo noi Nardella a fare parte della nostra serenità, che non dobbiamo ritrovare perché mai abbiamo perso. Perchè la nostra dignità operaia non si lascia di certo turbare dall’ultimo Borgomeo.
Chiediamo che il sindaco di Firenze si privi degli ultimi quattro stipendi – se vuole, può prestare alla cassa di mutuo soccorso Gkn – e continui a farlo finchè non si sigla un piano industriale reale e vero.
La seconda proposta, è che ci sia una dichiarazione e una presa di posizione da parte della città metropolitana, di Nardella stesso e di ogni candidato a sindaco del comune di Campi Bisenzio che non ci sarà alcun cambio di destinazione d’uso del terreno su cui sorge la fabbrica. E che naturalmente alle dichiarazioni, seguano gli atti formali preposti.
Il sospetto, totalmente legittimo ormai, è che i corpi degli operai Gkn non si siano frapposti solo tra la fabbrica e la delocalizzazione ma anche tra la fabbrica e la speculazione immobiliare o le mira di qualche grosso player della logistica. Altrimenti non si capirebbe che cosa è così scomodo della nostra azione.
Ma non perdiamo tempo a pensare male. Togliamoci questo dubbio insieme: blindiamo la destinazione d’uso.
Naturalmente queste non sono le sole nostre proposte. Le nostre proposte sono molteplici (intervento pubblico, consorzio industriale, piano industriale ecc) e sono articolate nei nostri testi e e nelle nostre azioni. Ma Nardella potrebbe legittimamente rispondere che queste non sono “sue competenze”. Ecco, ma siccome a correnti alternate, rompe il suo silenzio sulla nostra vicenda e non per invitare a pagare gli stipendi, ma per dirci di vivere serenamente senza stipendio, ci siamo sentiti di fare due proposte che sono in linea con le sue competenze.
Dario, stai sereno.