“Abbiamo ascoltato alcune affermazioni di intellettuali (Cacciari, Boeri) che si ritengono – verosimilmente a torto – dei progressisti. Perché, al di là della loro competenza specifica, la loro visione della politica e del lavoro – spiegano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune – è, in una parola, da borghesi “arrivati”, con lauti stipendi.
Siccome mettiamo in cassa integrazione alcune classi lavoratrici del privato, allora riduciamo per un po’ gli stipendi ai lavoratori pubblici. Questa la loro teoria. Così, indiscriminatamente, per mera analogia, perché un 2contributo di solidarietà”, prelevato a forza di chi già magari fatica ad arrivare alla fine del mese, va sempre bene. Non ci pare di avere sentito invece qualcosa di più sensato a proposito dei parlamentari o dei grandi manager delle aziende di Stato o degli alti dirigenti dei ministeri o dei generali… No, per carità…
Come ci ricordano le organizzazioni sindacali, il personale dipendente del pubblico – proseguono gli esponenti di Sinistra Progetto comune – ha già pagato di tasca dieci anni di contratto bloccato, per colpe non loro, ma di altra borghesia arrivata, che si è ben guardata dal mettere mano ai pingui stipendi e che ha ovviamente preferito mettere le mani nelle tasche delle classi lavoratrici.
Come sempre, si cerca di mettere persone in difficoltà contro persone difficoltà, poveri contro poveri, lavoratori e lavoratrici contro lavoratori e lavoratrici.
Allo stesso modo delle imposte indirette, che colpiscono tutti indiscriminatamente, come la famigerata “tassa sul macinato” piuttosto che le accise coloniali sulla benzina, ecco – concludono i consiglieri di Sinistra Progetto Comune – una riedizione contemporanea dell’oro alla patria…
Scusate Lorsignori: no grazie!”.