“Abbiamo più volte chiesto un diverso atteggiamento del Comune nei confronti dell’Arno, che ha ignorato gli allarmi dell’università di Firenze nel recente passato. L’episodio di oggi rinnova le nostre preoccupazioni”
Giorgio Ridolfi, Francesco Torrigiani -SPC al Quartiere 1
Lorenzo Palandri – SPC Quartiere 2
Filippo Zolesi – SPC Quartiere 4
“Stamani la briglia del fiume Arno, in prossimità della passerella pedonale che collega l’Isolotto e le Cascine ha subito un crollo nella sua parte centrale.
Non sappiamo ancora le cause, però i dati delle portate non sono fuori norma, quindi l’assenza di portate di piena o di improvvisi aumenti dei volumi ci porta a rinnovare preoccupazione per lo stato di tutte le strutture legate all’Arno, come le briglie e gli argini.
Nel 2020 abbiamo denunciato l’assenza di attenzione del Comune nei confronti degli allarmi lanciati dall’Università di Firenze, in relazione a una situazione che poi ha determinato il crollo di Lungarno Diaz.
Stamani ci siamo recati direttamente sul posto del crollo per capire cosa stava succedendo, prendendo atto della serietà dell’episodio.
Si prevede un aumento delle portate nei prossimi giorni, quindi non possiamo assolutamente passare sotto silenzio la situazione.
Le briglie mantengono l’altezza dell’acqua stabile e a poche ore dal crollo il calo del pelo libero è piuttosto considerevole; questo potrebbe essere un problema in quanto gli argini e i muretti nel tratto antecedente sono stati progettati per avere una stabilità proprio grazie all’equilibrio tra le pressioni dell’acqua e del terreno che contengono, chiediamo quindi un intervento urgente e un controllo forte sulla stabilità e lo stato di manutenzione degli argini e muretti presenti in loco.
Guardano alla situazione generale invece ci chiediamo: sta mancando la manutenzione?
Non è giunto il momento di un modo diverso di agire sull’Arno e di ripensare il rapporto della città con il suo principale fiume?
Il rapporto con il territorio non ha bisogno di colate di cemento e investimenti su singole opere.
Occorre investire sulla sicurezza della città e progettare un adeguato rapporto tra natura e tessuto urbano, con una centralità indispensabile dei flussi d’acqua.
I cambiamenti climatici non sono un’emergenza sulla carta, ma una realtà concreta di cui occorre tenere conto. Nessuna leggerezza e nessun ritardo sono concessi. Ma siamo convinti che sia anche insufficiente quanto è già previsto.
Un dibattito pubblico, coinvolgendo la comunità scientifica e quella accademica, non è rimandabile”.