Firenze rischia di vivere un paradosso mortificante: quello di possedere un ineguagliabile patrimonio artistico e architettonico e al tempo stesso, proprio per l’attrattività che questo induce e le logiche di mercato che la alimentano, perdere la propria dimensione di comunità cittadina per trasformarsi in meta turistica, setting per eventi e convention, sfondo per cartelloni pubblicitari.
- Qualificare il lavoro culturale: diventare una capitale italiana del rispetto della dignità di chi opera in questo settore, superando le logiche di sfruttamento troppo spesso mascherate da meccanismi di volontariato.
- Un tavolo con tutti i soggetti pubblici che operano sul territorio metropolitano, per una programmazione coordinata, capace di dialogare con le numerose realtà sociali della Città. Per esempio, in una situazione di forte carenza di spazi il Maggio Musicale deve confrontarsi con Teatro della Toscana e la Scuola di Musica di Fiesole, più che con Firenze Fiera, il cui ruolo deve a sua volta essere ripensato per favorire un rilancio del tessuto produttivo e artigianale anche nel centro storico.
- Gli eventi che coinvolgono le attività economiche del territorio (dalle librerie a chi partecipa ai bandi, a partire dall’Estate Fiorentina) devono essere inseriti in progettualità dal chiaro profilo sociale, senza scaricare sulle singole esperienze il carico della dimensione propriamente culturale (non sovrapponibile commerciale).
- Il tessuto associativo del nostro territorio è uno dei più capillari e presenti del paese. I Circoli ricreativi e culturalisono a tutti gli effetti un interlocutore imprescindibile per favorire la nascita di una libera espressione della socialità, fornendo strumenti e spazi per farla esprimere, senza delegare funzioni sostitutive, che spettano al pubblico (es. garantire un futuro al Circolo GS Romito, accettando la disponibilità che arriva dalla cittadinanza e dall’associazionismo).
- Utilizzare il censimento del patrimonio edilizio abbandonato, sfitto e/o invenduto – a cui aggiungere una ricognizione precisa sull’utilizzo di quello pubblico a finalità culturali e sociali – per rispondere ai numerosi bisogni di spazi delle realtà cittadine. Stabilire criteri chiari e trasparenti sia per l’assegnazione che per la gestione. Anche questi sono luoghi in cui costruire cittadinanza, in maniera partecipata e aperta.
- Investire nelle biblioteche e nel personale che ci operano. L’internalizzazione deve riconoscere l’esperienza maturata da chi per anni ha garantito i servizi: l’appalto non deve essere chiuso, fino a che ci sarà chi rischia di perdere il lavoro, sviluppando eventualmente sempre maggiori servizi (coinvolgendo scuole di scrittura, di fumetto e altre forme di espressione artistica).
- Creare una Casa della Culturale e della Storia del Novecento e del tempo presente, recuperando quando è stato proposto da tante realtà della città. Rilanciare il ruolo del Memoriale Italiano di Auschwitz. Rendere i musei laboratori di costruzione di una cittadinanza consapevole.
- Creare un meccanismo di assoluta trasparenza sui criteri di assegnazione delle risorse, perché ci sia pari accesso ai contributi e permettendo forme di collaborazione ai diversi soggetti interessati.
- Rivendicare l’importanza dei luoghi civici e pubblici, impedendo alle grandi case del lusso di privatizzare luoghi come Palazzo Vecchio e Ponte Vecchio.
- Superare l’impostazione rigida che rinchiude Firenze in un luogo comune pseudo-rinascimentale, alimentando immaginari più aperti al conflitto e al futuro (oltre che ad altre pagine importanti della storia locale).