Grazie a tutte e tutti per la bellissima giornata regalata a Firenze. Una pluralità di antifascismi ha dialogato e riempito le strade, in un unico corteo partito da due piazze.
Grazie a Carlo (Galletti) per le foto.
Un saluto a chi ha detto che c‘era da avere paura di questa manifestazione.
Mai avere paura dell’antifascismo, è come aver paura della vita. Può capitare, ma poi ti ritrovi con altre persone e passa.
(Scusate se non ho salutato a modo tantə, ma era una giornata particolare, particolarmente bella).
A occhio la stampa mi pare che parli di Schlein e Conte alla manifestazione di ieri. Ma quella è la politica che interessa alla minoranza delle persone. Ed era pure prevedibile.
C’erano persone ieri a cui non interessano i collocamenti tattici. Ieri c’erano storie e culture diverse in piazza, posizioni diverse.
Cancellarle sarebbe la cosa più tossica e stupida che potrebbe fare la politica, magari solo per tentare di portare a casa un po’ di consenso (presunto) in più.
Le manifestazioni e le ondate mediatiche passano. Restano i territori e chi li vive.
Abbiamo avuto il privilegio di essere una parte di Firenze nella giornata di ieri, perché ci avete permesso di sedere in Palazzo Vecchio a farlo e perché le nostre comunità da decenni attraversano i tanti momenti di lotta.
Via social, per messaggio, mi arrivano alcune foto. Per capire quando le due piazze si sarebbero dovute unire avevamo i telefoni e tutte le nuove (quanto nuove ormai?) tecnologie.
Ma quel lampione mi è sembrato la cosa più sensata da utilizzare. Quando mi è arrivata questa foto mi son messo a ridere, perché secondo me ero pure un po’ ridicolo lì sopra, manco ci fosse da scrutare l’orizzonte in un film di pirati. E mi son messo a ridere pure ieri, quando un compagno si è affacciato da sotto proprio per fare una foto, ridendo a sua volta.
Ancora grazie, a chi in questi giorni ha fatto riunioni, telefonate, incontri, ancora telefonate, assemblee, ancora telefonate, studi ossessivi delle vie del centro, ancora telefonate. A chi mi ha prestato il primo sigaro, a chi è andato a comprarmi la scatola di sigari, a chi è venuto fisicamente a fare da “messo”, a chi si è trascinato la mia bici per il corteo.
A chi ha fatto tanti chilometri per esserci.
Quella di ieri non era una manifestazione “nostra”, era “anche nostra”.
Le manifestazioni passano, il territorio e le persone che lo vivono restano, con le loro speranze e i loro bisogni. Per entrambe le cose servono cura, attenzione e costanza. In fondo per la nostra parte è questo far politica, lottare per un mondo migliore, che suona parecchio retorico ma ormai stamani è iniziata così la domenica…
(Comunque no, non si vedevano isole da là sopra, ma solo la marea di manifestanti! )