Qui sotto la recensione del libro pubblicata per la rivista Il Becco (originale qui).
Cos’è la gleba? Domanda sbagliata.
Chi è gleba? La maggioranza delle persone, schiacciata verso il basso dalla polarizzazione della società contemporanea, costretta a studiare per poter rimanere sul mercato e a elemosinare qualsiasi condizione di lavoro se non conquista un piccolo scoglio nell’oceano di sfruttamento. La competizione del tutti contro tutti è già intorno a noi, i Tersite Rossi descrivono un presente distopico da non immaginare distante nel futuro. Il loro quarto romanzo, Gleba, appunto, segue I Signori della Cenere (recensito qui), riprendendo la denuncia dei mali della nostra società in forma narrativa.
Paolo frequenta un istituto di formazione in cui si forgiano i dirigenti del nuovo capitalismo, fatto di razionalità e sfruttamento privo di remore. I sentimenti sono debolezza, i risultati misurabili l’unico obiettivo. Amina ha un padre morto perché difendeva il suo posto di lavoro e un fratello che la condurrà allo jihadismo. Enrico e Valeria sono una coppia in crisi, schiacciata tra precarietà e apatia. Adriana sogna di vendicarsi sul capitalismo e ha avuto l’”occasione” di incrociare la lotta armata per il comunismo.
Terrorismo islamico e Brigate Rosse sono al centro di queste storie. Un’associazione potenzialmente capace di entusiasmare le destre, spesso impegnate a denunciare moschee e centri sociali abusivi, perché analoghi problemi di ordine pubblico. Una scelta coraggiosa da parte del collettivo di autori, che non giustifica la violenza ma prova a raccontare un’umanità destinata alla barbarie laddove rimanga priva di speranze per un futuro migliore. La distruzione della coscienza di classe porta all’isolamento, ma senza relazioni è impossibile imparare a vivere, si finisce solo per servire il sistema, infelici.
In mezzo alla melma in cui è impantanata la gleba brillano barlumi di umanità. Faticosi e disperati, praticamente invisibili e contraddittori. Perché così è la realtà, mai lineare e capace di mettere sempre in discussione quello di cui siamo convinti. Molto si intreccia in circa quattrocento coinvolgenti pagine: le delusioni d’amore, la rabbia per le umiliazioni che si subiscono, l’incapacità di fare i conti con i propri fallimenti, preferendo negarli anziché provare a capire quale sia il problema del contesto in cui viviamo. Il nemico da combattere è l’assenza di coscienza. Questo non ve lo dirà direttamente il romanzo. È più una consegna che lascia la lettura. Con una colonna sonora interessante, percorrerete vite spezzate e storie coinvolgenti, per finire a interrogarvi su come stiate vivendo.
La nota conclusiva vi rimanderà anche a qualche saggio, con cui poter anche approfondire. Non lasciatevi diventare gleba e non limitatevi a sentirvi nella parte bassa della società, è il favore più grande che potrete fare a chi vuole sfruttarvi. I Tersite Rossi non vi raccontano quello che non dobbiamo essere e nemmeno descrivono dei modelli da imitare: ci immaginano alle prese con una realtà più esplicita di quella in cui viviamo, per provare a sviluppare consapevolezza.
Una trama coraggiosa, uno stile narrativo asciutto e coinvolgente, la voglia di raccontare le storie per quello che sono, andando all’essenziale. Un libro assolutamente da leggere, per semplificare il giudizio. Per quanta inquietudine potrà trasmettervi, cercate di trasformarla in voglia di lottare e di resistere.