“In queste giornate di agosto l’attenzione distratta guarda al dramma in Afghanistan, mentre si protrae la detenzione in Egitto del ricercatore di Bologna. Una parziale buona notizia arriva dal Marocco”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Firenze è una città di pace e attenta ai diritti umani, con un’importante tradizione che anche il nostro gruppo consiliare si impegna a vedere rinnovata in consiglio comunale.
Per questo avevamo depositato una risoluzione per chiedere la liberazione di Ikram Nazih, arrestata qualche settimana fa appena atterrata a Marrakech, per una condivisione nel 2019 sui social di una vignetta ritenuta blasfema versa il Corano.
La giovane studentessa, con doppia cittadinanza (italiana e marocchina) è stata per fortuna liberata, anche se si è dovuto passate da un “riconoscimento di colpa”, che ha portato la pena detentiva a una riduzione di tempo, di fatto già scontato: Ikram Nazih torna quindi libera e fortunatamente possiamo ritirare la risoluzione depositata, che attendeva di essere discussa alla ripresa delle attività consiliari.
Prosegue invece il dramma di Patrick Zaki, con 18 mesi di detenzione che vengono prolungati sistematicamente con proroghe di 45 giorni: le diplomazie vengono ormai tenute fuori anche dalle udienze, mentre il ricercatore di Bologna vede la sua esistenza continuare a consumarsi in una cella, nonostante l’apparente indignazione di larga parte delle istituzioni, che evidentemente non hanno interesse a minacciare un’interruzione dei rapporti economici e militari con l’Egitto.
In questo agosto l’opinione pubblica guarda con angoscia agli eventi dell’Afghanistan: ci permettiamo di riprendere alcuni messaggi lanciati da Cecilia Strada, il cui impegno umanitario le ha impedito di raggiungere velocemente il corpo del padre, recentemente scomparso, tra la commozione unanime delle nostre società: inutile commuoversi per le immagini che arrivano da Kabul, mentre si lasciano centinaia di persone in mare, in attesa che le navi delle ONG possano attraccare e salvare vite.
Essere città di pace e di solidarietà internazionale vuol dire mettere in discussione l’attuale sistema di relazioni internazionali e le enormi responsabilità nella NATO (così come del cosiddetto Occidente) nella destabilizzazione del Mediterrano e del cosiddetto Medio Oriente.