“Alcune settimane fa, abbiamo appreso dalla stampa dell’interessamento, da parte dell’assessore alla cultura, alle vicende della bottega artigiana “L’ippogrifo” (possiamo citare, tra le fonti, l’ampio articolo de la Repubblica Firenze 30 giugno 2020).
Così – spiegano Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Progetto sinistra Comune – abbiamo proposto un atto che esortava ad allargare l’interessamento della Giunta comunale, negli stessi termini, a tutto il mondo dell’artigianato. E di lì a poco l’assessore si è dichiarato disponibile a farsi promotore di iniziative a sostegno dell’artigianato artistico fiorentino.
Abbiamo anche appreso dai medesimi organi d’informazione della presenza di numerose altre interessanti esperienze di artigianato artistico, cui sarebbe presumibilmente utile poter realizzare economie di scala nella condivisione di una comune strategia di marketing e ogni altra iniziativa, anche coordinata dalla “mano pubblica” come dalle diverse associazioni di categoria.
Ci sembrava quindi utile, per sostenere i nostri artigiani, proporre tre cose.
La prima era che si realizzasse, nella massima trasparenza, anche per i consumatori, un censimento delle botteghe artigiane fiorentine, a prescindere dalla forma associativa o imprenditoriale, cioè una puntuale ricognizione di quelle botteghe che realizzino manufatti caratterizzati dall’alto valore aggiunto in termini di lavoro, di conoscenze professionali rare e tramandate a volte da generazione in generazione, in collaborazione con le associazioni di settore, così da coinvolgere fattivamente in prima persona gli artigiani stessi, nelle loro diverse forme associative ed organizzative.
La seconda – continuano i consiglieri di sinistra Progetto Comune – è che a tale lavoro, al contempo ricognitivo e certificativo, dovesse seguire un’idonea divulgazione con ogni canale possibile delle informazioni raccolte al fine di promuovere le eccellenze artigianali, sempre in collaborazione con le stesse associazioni di settore.
La terza era che, sempre insieme al mondo dell’artigianato, si potesse valutare (negli anni dell’alternanza scuola/lavoro fatta nei fast food a lavare i pavimenti) maggiori coinvolgimento e sinergia con le scuole secondarie di secondo grado, le diverse scuole di specializzazione e l’Università degli Studi di Firenze.
Questo lo abbiamo proposto perché – al di là del cappio al collo della rendita piuttosto che dei debiti – il problema degli artigiani oggi parrebbe (perché siamo stati tacciati di grande ignoranza) da un lato di rimanere sui mercati, ora che non ci sono più i turisti di persona a comprare in bottega, e dall’altro, riuscendo a tenere aperta tale bottega, a trasmettere i loro rari saperi professionali ad una generazione di apprendisti che pare mancare.
La Commissione 2 ha quindi ritenuto che l’atto avesse anche delle premesse condivisibili, che forse l’intenzione fosse buona, ma che fosse scritto male e che chiedesse cose a caso, tanto per stare sul problema, tanto per dire che avevamo fatto un comunicato (magari sull’assessore che aiuta soltanto qualcuno e altri no?).
Decisamente no. Noi proponevamo che si aiutassero gli artigiani a tenere aperta la bottega, a raggiungere i loro potenziali clienti ora che non vengono più di persona come turisti, a far arrivare in bottega degli studenti che potessero costituire un potenziale di apprendistato che oggi scarseggia, anche grazie alle sciagurate riforme della scuola.
Quindi, dato che il nostro atto è stato bocciato, adesso aspettiamo di sapere cosa ne pensa il mondo dell’artigianato – concludono Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – e cosa proporrà invece di tanto diverso e di più confacente la maggioranza, visto che proprio ieri (sarà un caso?) il gruppo consiliare del PD avrebbe depositato un atto sugli aiuti al mondo dell’artigianato”.