Una persona libera, capace di trasmettere positività, in ambienti politici spesso caratterizzati da pessimismo cosmico. Una vita piena di impegno e traguardi, di cambiamenti coerenti con una visione della società aperta. Lo ha colpito una patologia degenerata in poco tempo, durante la quale ci ha voluto ricordare l’importanza del Sistema Sanitario Nazionale.
Una sanità pubblica per la quale Luca Benci si è sempre battuto, con competenze tecniche e preziose riflessioni politiche, mai banali e sempre tese a dare un contributo costruttivo.
Il suo impegno è stato fondamentale, in una fase storica di definanziamento e smantellamento dei diritti conquistati, con 37 miliardi di euro sottratti al Servizio Sanitario Nazionale tra il 2010 e il 2019.
Appreso della sua malattia, in Hospice a Careggi, ha voluto lasciare una testimonianza qualificata, in cui conferma il suo amore per la sanità pubblica e questa aula consiliare è uno spazio importante in cui condividerla. Vorrei, però prima di leggere le sue parole, ribadire il fatto di aver ascoltato un unanime giudizio da parte di chi ha condiviso delle battaglie con Luca Benci: una persona laica, attenta alla vita e alla dignità della persona, poco interessata all’apparenza e di grande concretezza, ma soprattutto in grado di convincere chi gli stava intorno che il futuro non è perso, per cui vale la pena impegnarsi a lottare per migliorarlo. Queste sono le parole che ci ha lasciato.
“Testimonianza qualificata” di Luca Benci, inviata a la Repubblica il 23 ottobre 2019 e pubblicata solo parzialmente dalla testata, qui nella versione integrale.
«Questa non vuole essere una testimonianza classica del genere pazienti in ospedale. Questa vuole essere una testimonianza qualificata. Chi scrive è anche un Componente del Consiglio superiore di sanità dal febbraio di quest’anno – organo di consulenza tecnico scientifico del Ministro della salute in qualità di giurista – e il dovere di astrazione si impone.
ll mio è stato un percorso strettamente ospedaliero. È iniziato al pronto soccorso dell’azienda ospedaliera di Careggi per un problema che ho scoperto essere neurochirurgico. Ho avuto un accesso al pronto soccorso, dove l’infermiere triagista ha capito immediatamente quale era il percorso cui indirizzarmi.
A proposito: mi è stato dato un codice due, un tempo avrei avuto un codice giallo, con le prossime linee guida avrei un codice arancione: sarebbe meglio unificare questi aspetti.
Dopo ulteriori accertamenti svolti nel corso della serata – sempre all’interno del pronto soccorso – mi viene comunicata la diagnosi. Mi è stato dato il tempo di leggere attentamente il referto – dopo avermelo compiutamente spiegato – e, cosa non scontata, facendomelo fotografare. Come è noto i dati personali non possono essere in alcun modo sottratti alla conoscibilità della persona assistita.
Eseguito il ricovero nel reparto di medicina d’urgenza diretto dal prof. Carlo Nozzoli, sono stati fatti ulteriori accertamenti. Successivamente sono stato trasferito nella divisione neurochirurgica per il completamento degli esami del caso. Dopo l’intervento sono stato seguito dalla terapia intensiva del dott. Luca Bucciardini.
Ho potuto apprezzare, non solo il grande sforzo di intensità di cura erogato in quei luoghi, ma anche qui la profonda umanità e la profonda personalizzazione dell’assistenza. La sala operatoria e la terapia intensiva utilizzano una tecnologia che non sempre sovrasta l’umanità. Ci lavorano professioni, che vengono da lontano, che si sono evolute ma che non scordano l’umiltà.
È questo il tratto che più ci colpisce: umiltà (dal latino humus letteralmente vicino alla terra) nel senso di calarsi al livello delle persone assistite. Equilibrio non facile da osservare.
Il giorno dopo l’intervento sono tornato il reparto per completare il percorso postoperatorio.
Il reparto di neurochirurgia è diretto dal professor Alessandro Della Puppa, medico che proviene della carriera accademica padovana. Per non sprecare parole di circostanza, è ampiamente noto che valutazione di tali eccellenze non possa essere valutata sulla mera percezione, confesso che mi sono ispirato al controllo tra pari, mi sono affidato cioè alle conoscenze di pari grado – che in virtù della conoscenza del mondo sanitario posso avere – e che mi hanno confermato la professionalità, il prestigio e l’autorevolezza nel modo accademico e sanitario del confronti del professor Della Puppa. Conferma che è venuta dai grandi policlinici pubblici e dai grandi ospedali privati che formano l’eccellenza nel nostro paese in questo settore.
Nomino le professionalità apicali mediche, quasi costretto dalla iconografia cartellonistica ospedaliera, ma il mio apprezzamento per il personale infermieristico e OOSS per l’assistenza, per la professionalità e le cure prestate è assolutamente globale.
Infine un ringraziamento a chi permette nell’organizzazione pubblica i livelli di eccellenza toccati dalla sanità pubblica toscana. Anche in questo caso è giusto ringraziare il direttore generale dell’azienda ospedale di Careggi Rocco Damone e, in modo non rituale, Carlo Rinaldo Tomassini che sovrintende la direzione generale della regione Toscana.
Non mi sfuggono i gravi problemi che affliggono la sanità pubblica quali il definanziamento, la carenza del personale e il suo sfruttamento, il generale depauperamento delle risorse, le liste d’attesa inaccettabili e gli altri cronici mali che affliggono la sanità.
Una sola certezza però ci deve muovere: la difesa strenua della sanità pubblica unica a poter garantire l’unico diritto definito dalla Costituzione come “fondamentale” e applicato in modo universale”.