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Questo il testo della Comunicazione del Consigliere Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune)
Il diritto non esiste in astratto. Le leggi risentono dei rapporti di forza all’interno della società e del grado di coscienza diffuso nel Paese.
L’obbligo di fedeltà per i lavoratori e le lavoratrici nasce, in teoria, con un riferimento ai segreti aziendali o al regime di concorrenza tra aziende in un medesimo campo produttivo. Il rapporto di fiducia tra le parti può venire meno anche nel caso del personale dipendente impegnato a gettare discredito sulla propria realtà lavorativa.
Proviamo a ribaltare la retorica di quelle imprese che dicono di non avere dipendenti ma soci, perché sarebbero delle grandi famiglie. Se io percepisco uno stipendio da una ditta, che interesse ho a farla passare per quello che non è o a favorire un’altra realtà?
Una buona trama di corruzione e di spionaggio industriale renderebbe avvincenti le storie di licenziamenti dovuti alla violazione della fedeltà aziendale. Così non è però. Il caso più noto nel recente passato è stato di Riccardo Antonini. Ferroviere, colpevole di essersi schierato dalla parte delle famiglie di chi è morto nella strage di Viareggio del 29 giugno 2009.
Guardando al primo anno della nostra consiliatura sono numerosi gli episodi vicini al nostro territorio che si sono susseguiti:
- la dipendente di Publiacqua, licenziata per un commento sui social, a cui il gruppo del Partito Democratico ha scelto di voltare le spalle all’ultimo momento, prima della votazione in Consiglio Comunale
- l’infermiere dell’AUSL Toscana Nord Ovest, colpevole di aver denunciato l’assenza di adeguati dispositivi di protezione individuale di fronte alle prime fasi dell’emergenza Covid-19,
- l’operatore ecologico del Mugello che aveva avanzato denunce analoghe,
- il sindacalista e lavoratore di Torregalli, accusato di aver rilasciato delle dichiarazioni al TG2, diffuse in modo anonimo dalla rete televisiva pubblica,
- le 70 persone dipendenti di Geofor, colpite da provvedimenti disciplinari per aver chiesto le tutele necessarie rispetto alla nuova pandemia.
Sono storie diverse, che stanno registrando anche esiti differenti.
Accomunate però da un’insopportabile logica padronale di almeno due secoli fa. Si è esteso il principio della riservatezza chiedendo dei silenzi complici, che violerebbero il senso stesso del vivere in civiltà. Non è un dettaglio che riguardino servizi pubblici. Perché si devono nascondere le logiche del profitto che segnano tanti importanti settori, alla base di diritti universali e costituzionali.
Chi denuncia le situazioni di insicurezza lo fa tanto per chi lavora, quanto per l’utenza. Lo fa per l’insieme della Repubblica Italiana. Lo fa, quando pubblico funzionario oppure quando incaricato di pubblico servizio, perché la legge – quella riconosciuta di livello superiore – glielo chiede come un suo preciso dovere: quello di servire con onore e senso civico la propria comunità. E non il capo di turno, come si chiedeva alla servitù in altre società!
È inaccettabile vedere come anche forze che si dichiarano di sinistra restino in silenzio di fronte a simili ingiustizie.
Il tema non è sindacale e non è neanche meramente legislativo. Il punto è politico. Non si possono voltare le spalle alle lavoratrici e ai lavoratori. Specialmente dopo averle e averli applauditi dai balconi. Non dovrebbe essere neanche immaginabile, dopo aver chiesto alle persone di mettere a rischio la propria salute, quando non era chiara la portata della pandemia, per farci fare la spesa, andare alle poste o in banca, vedere garantiti il trasporto pubblico, aver chiesto alla Polizia Municipale di andare in strada (magari senza mascherine, ma con i giubbotti antiproiettile). Sono solo alcuni esempi. Ma in strada, in piena ‘fase uno’, c’erano i lavoratori e le lavoratrici. Mentre i grandi imprenditori, da case non anguste, scoprivano il rischio di operare nel privato. Chiedendo di non pagare quelle stesse tasse con cui si garantiscono gli stipendi a chi poi deve salvarci la vita negli ospedali.
Semplifico ed esemplifico, perché è diventato insopportabile il clima con cui si arriva a definire ideologica la scelta di parlare di classi lavoratrici.
Esistono. Sono quelle che dopo un terremoto non ridono pensando agli affari che faranno con la ricostruzione. Sono quelle che non si fregano le mani durante una pandemia, parlando delle inserzioni sulla propria rete televisiva. Sono quelle persone che hanno una coscienza civica e un senso del dovere che impongono loro di denunciare la pericolosità dei luoghi di lavoro in cui operano.
Il Partito Democratico ha già votato per due volte contro le condanne dei licenziamenti ingiusti (qui e qui), in questa consiliatura.
Con questa comunicazione vogliamo aggiungerci istituzionalmente alle voci che denunciano l’oscenità anzitutto morale dei licenziamenti avvenuti impugnando l’obbligo di fedeltà.
Annunciamo anche che presenteremo un atto su questo tema, confidando che almeno in clima di campagna elettorale, per le regionali, si registri un sussulto di civiltà da chi si definisce di centrosinistra…
Non ci illudiamo, ma abbiamo l’obbligo civico, morale e istituzionale di insistere.
Il Consigliere comunale,
Dmitrij Palagi