“Sono mesi che chiediamo maggiori chiarimenti sull’utilizzo delle telecamere e dei programmi collegati”
“Il Sindaco si è permesso di parlare di un “grande fratello buono”, quando era a Mosca, mentre sono anni che il riconoscimento facciale appare nelle dichiarazioni dell’Amministrazione come desiderata.
La leggerezza con cui ieri si è dichiarato l’ennesimo nuovo software, con cui ci si permetterebbe di rilevare gli assembrati in città è inquietante. Se non altro perché si somma agli altri già preannunciati (ma sempre nel rispetto della privacy… su cui però si attendevano pareri ancora poche settimane fa).
In una condizione di emergenza – aggiungono i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – si può comprendere come gli organismi di controllo si ritrovino ad attraversare situazioni inedite. Però chi governa dovrebbe avere la responsabilità di affiancare alle decisioni eccezionali tutti i necessari elementi di informazione, se non altro perché anche direttive molto restrittive e anche impopolari possono e devono essere prese in uno stato democratico quando necessario.
Cosa vuol dire che abbiamo un nuovo software che permetterà alle oltre mille telecamere di rilevare gli assembramenti? Lo sappiamo che non registrando dati sensibili o identificativi individuali la tutela della privacy dovrebbe essere garantita. Sappiamo però anche che tutte le telecamere di nuova generazione hanno una qualità di immagine tale da permettere agevolmente il riconoscimento facciale, così come il software attuale lo può supportare, essendo tra gli standard previsti nel progetto deliberato. E il nuovo “Inquiris”, che è stato recentemente annunciato, cosa potrà arrivare a fare? Al momento non ci è stato dato modo di saperne di più.
Ma sappiamo comunque quanto sia difficile garantire la sicurezza dei dati di ogni singola telecamera e del sistema complessivo. Sappiamo inoltre che ogni volta che si fa un passo più in là per chiedere di rinunciare a un pezzo di libertà questa si indebolisce e nel tempo arriverà probabilmente un altro restringimento, di assuefazione in assuefazione.
Questi standard di sicurezza ci paiono decisamente sovra dimensionati, così come ce li descrivono, almeno per un semplice Comune. Se poi fosse un’esigenza dello Stato, questo ne avrebbe ai sensi di legge, tutte le prerogative per farlo. E questo non ci farebbe arretrare nella nostra critica politica, ma almeno ci confronteremmo con le istituzioni legittimate ad usare tali strumenti.
Ci vuole grande responsabilità da tutte le parti. Per qualche giorno – concludono Palagi e Bundu – non avremo modo di avere risposte, ma promettiamo un impegno totale a tutela della libertà delle persone, anche oltre il tema delle norme sulla privacy e dalla leggerezza con cui si applaude alle nuove tecnologie, quasi fossimo turisti del futuro che sperimentano nuove possibilità o piccole cavie nelle mani di scienziati inconsapevoli…”.