“Sbagliato pensare di risolvere la questione con incontri bilaterali, telefonate o commissariamenti. Serve una scossa politica”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Lunedì – per l’ennesima volta (sono decine gli atti presentati dal 2019 a oggi) – porteremo la questione del Maggio Musicale in aula. Per noi non è un carrozzone da chiudere. E nemmeno ci preoccupa più di tanto sapere se sia stato legittimo o no usare un elicottero con soldi pubblici: per noi rimane inopportuno.
Però il Sindaco non può pensare di risolvere la questione in un rapporto privato con il Governo. Riteniamo un affronto alla politica gestire le cose in questo modo. Non stiamo parlando di uno scandalo su cui fare notizia. Si tratta di un teatro fondamentale sul nostro territorio, nel quale le lavoratrici e i lavoratori hanno già fatto tantissimi sacrifici.
Il trattamento che una parte del Partito Democratico ha riservato a Chiarot e a chi avanzava perplessità sulle politiche culturali iniziate quattro anni fa richiederebbero un’assunzione di responsabilità e delle scuse. Ma tanto non arrivano mai. È sempre colpa del destino cinico e baro.
A noi la prospettiva del commissariamento preoccupa. Capiamo chi lo ritiene comunque meglio della situazione attuale, ma darebbe un ulteriore colpo al rapporto tra cittadinanza e Fondazione.
Lunedì chiederemo alla Giunta (tanto il Sindaco non risponde mai ai question time): si intende confermare Pereira fino alla fine della consiliatura nel 2024? Abbiamo la relazione dei revisori dei conti? Perché le organizzazioni sindacali – nonostante abbiano ritirato lo sciopero a dicembre – non hanno avuto soddisfazione nelle loro richieste di chiarezza sui conti?
Ci impegneremo ad aiutare la difesa delle lavoratrici e dei lavoratori del Maggio Musicale: da chi in questi anni ha portato indietro il difficile tentativo di trovare un equilibrio nella Fondazione e governa la città, ma anche da chi inizia a bisbigliare della necessità di mettere in discussione l’importanza del Teatro.
C’è un solo modo. Rendere la questione pubblica e di tutta la città. Perché il Maggio è di Firenze, non di singole figure politiche di governo.