“In Italia è ampio il fronte che si è mobilitato nella società per opporsi al TTIP, un accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti che metterebbe seriamente a rischio numerose tutele per l’ambiente, la salute e l’economia stessa del tessuto europeo. Ci sono numerose norme infatti – spiegano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – che non valgono dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, dove l’atteggiamento – confermato dall’attuale presidente statunitense – è quello di ritenere un inutile intralcio il giusto principio di precauzione attualmente in vigore nel vecchio continente, con cui si può reagire rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, anche a protezione dell’ambiente.
Il comitato Stop TTIP Italia ha reso noto di come il governo Trump stia spingendo il livello europeo a chiudere in tempi brevi gli accordi commerciali. Si tratterebbe di un danno significativo anche per il territorio fiorentino e toscano, già segnato dai dazi al Made in Italy da parte degli Stati Uniti.
Per queste ragioni abbiamo presentato questa mattina una risoluzione che porti al centro della discussione pubblica un fatto che non può rimanere fuori dal dibattito politico e dalla conoscenza della cittadinanza. L’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, la qualità della vita e il tessuto economico sono direttamente messi a rischio dall’ipotesi di questi accordi commerciali, così come i diritti di chi lavora.
Occorre prendere una posizione chiara – concludono Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – come era stato richiesto nella consiliatura precedente da Firenze Riparte a Sinistra e Movimento 5 Stelle, che permise un dibattito in Palazzo Vecchio non scontato.
Se vogliamo che prodotti della nostra terra, come l’olio, il vino, il formaggio, e non soltanto, tutte nostre eccellenze abbiano ancora un futuro, come pure l’ambiente naturale in cui si realizzano, dobbiamo fermare questo sciagurato trattato. Ne hanno da guadagnare anche i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”