“Fare tamponi su larga scala è problematico, lo comprendiamo. La tutela del personale impegnato a garantire il servizio sanitario nazionale non è però rimandabile. La classe lavoratrice – commentano Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune e Paolo Sarti e Tommaso Fattori di Sì – Toscana a Sinistra – non può pagare con la propria incolumità i tagli al sistema portati avanti negli ultimi anni.
Occorre proseguire con forza e decisione sul piano delle nuove assunzioni e della formazione, degli investimenti. Occorre capire di cosa si parla quando si chiede a chi è andato in pensione di tornare a operare, o quando si obbliga il personale in servizio a una sorta di ricatto morale (“se io non vado a lavoro non c’è nessuna persona che mi sostituisce”). Troviamo gravi le parole utilizzate qualche ora fa durante un’edizione del telegiornale regionale toscano, da parte di un dirigente di Careggi, dette probabilmente con troppa leggerezza. Il Paese non ha bisogno di martiri e di un eroico manipolo che si sacrifica. L’importanza della classe lavoratrice la si riconosce con adeguate politiche pubbliche e con l’inversione delle decisioni portate avanti almeno nell’ultimo decennio.
Chiunque non garantisce servizi essenziali deve stare a casa, l’isolamento deve proseguire fino a quando necessario e si devono rivedere le attività produttive, con una chiara revisione dei criteri utilizzati fino a oggi. A chi non può restare all’interno della propria abitazione, per garantire la salute universale della cittadinanza, si devono fornire dispositivi di protezione adeguati e si devono verificare le loro condizioni di salute.
Da questi principi – concludono Bundu, Palagi, Sarti e Fattori – non si può e non si deve prescindere”.