Due articoli utili recentemente usciti su StampToscana: un dialogo con Massimo Lensi di Progetto Firenze cliccando qui, l’intervista a Giuseppe Fanfani, garante regionale dei detenuti della Toscana, cliccando qui.
Dmitrij Palagi, Consigliere comunale Sinistra Progetto Comune
Ogni persona ha il suo percorso, che porta alla politica. In questo primo anno di esperienza istituzionale sono tanti i ricordi pronti a riemergere. Il merito per l’interesse per gli istituti penitenziari, per quanto mi riguarda, è del film Mery per sempre, visto nei primi anni delle superiori. Poi è arrivato l’aiuto alla Mostra dell’Artigianato, con l’aiuto per lo stand in cui venivano venduti i patchwork di Volterra, la pelletteria e gli specchi del Meucci, magliette e gadget di Livorno (un progetto sostenuto dall’allora gruppo regionale Federazione della Sinistra – Verdi).
Alle prigioni ho sempre guardato con ostile timore. Con ingenuità trovavo inaccettabile l’ipocrisia di ritenere rieducativi meccanismi puramente repressivi, lesivi di ogni forma di dignità umana, negli anni in cui cresceva la retorica della democrazia esportata in Medio Oriente.
Il timore era la possibilità di avere qualcosa da poter offrire, a parte il sostegno alle battaglie per il superamento del sistema detentivo e del carcere in quanto tale. Perché dai racconti di chi c’era stato, da una parte e dall’altra delle sbarre, si percepiva un dolore raro, che chiedeva prima di tutto rispetto.
C’è un po’ di retorica in queste parole, può darsi. Ma la politica è diventata così vuota, che c’è quasi da chiedere il permesso, per poter parlare di carcere.
Dispiace non poter tornare in delegazione a Sollicciano questo 15 agosto. Grazie all’Associazione Progetto Firenze e al Partito Radicale il “Ferragosto in carcere” è stata uno dei primi atti che abbiamo compiuto con Antonella Bundu, da consiglieri comunali, lo scorso anno. Quello stesso giorno, senza averli potuti incontrare, abbiamo saputo che erano presenti anche il Sindaco di Firenze, il candidato sindaco delle destre, il Presidente del Consiglio comunale e il Garante fiorentino della popolazione detenuta (poi riconfermato nel suo incarico). Non mancarono i proclami. Si proponeva (e si propone?) di abbattere Sollicciano, per costruire una struttura ancora più grande e capiente. Come se il carcere fosse la risposta ai problemi. Quando i dati ci parlano di disagi psichici e sociali nascosti ai nostri occhi, incarcerati perché scomodi, repressi perché incompatibili con l’attuale sistema in cui è lecito solo ciò che garantisce profitto.
Ora le elezioni regionali offrono la possibilità di tornare a parlare di carcere. Sotto le prime fasi della pandemia si è evitato di discutere più di tanto delle morti e dei contagi. Di prigione abitualmente pare non si possa parlare. L’opinione pubblica è stata addestrata a tifare di buttare via le chiavi. Perché non si immagina di cosa sia realmente una prigione, perché non ha idea della disperazione che relega alla marginalità intere esistenze, mentre altri meccanismi criminali godono di sistematica impunità (quelli che si illude facciano meno male, perché non “spacciano” sostanze stupefacenti per le strade, ma si limitano a coordinare la compravendita e la vendita sul mercato internazionale).
Pochi giorni fa è diventato virale il video di una persona in stato confusionale, che camminava barcollando per Firenze. Non so se sia lo stesso individuo che ho trovato appoggiato sulla mia bicicletta parcheggiata, mentre cercavo di riprenderla. Ricordo di aver provato un sentimenti di dolore, mentre veniva circondato dalle forze dell’ordine e dal personale medico, perché era evidente che non c’era spazio per prenderlo in cura, mentre il suo destino è quello di sparire dalla società. I commenti medi nel terrificante mondo delle dinamiche social erano ovviamente in linea con la retorica delle destre. Ma non bastano i buoni sentimenti per contrastarli.
Superare il carcere può voler dire mettere radicalmente in discussione le nostre società? Partire dalla periferia della nostra quotidianità per misurare le ipocrisie di quello che non funziona nella vita pubblica? Ne parleremo a settembre, a un’iniziativa di cui a breve sarà data notizia.
Nel frattempo la speranza è che la politica riesca davvero a discutere di carcere. Fuori dai proclami e da emotività che continuo a pensare debbano essere affrontate con estremo rispetto.