Il testo dell’intervento conclusivo durante la giornata organizzata sabato 3 febbraio 2024 presso il Teatro L’Affratellamento, per avanzare le prime proposte di governo della sinistra per Firenze.
Innanzitutto, grazie, per averci scelto e aver scelto di essere qui. Però oggi più che mai abbiamo bisogno di voi, per fare scelte giuste, per evitare errori. Vogliamo ricostruire una città fatta delle persone e per le persone. Ci sono state e ci sono politiche sbagliate, errori da riparare. Uno però, non lo abbiamo mai fatto mai lo faremo: quello di liquidare le persone come sbagliate. Per noi non ci sono persone sbagliate. Per questo non ci vogliamo definire in contrapposizione, ma dare spazio a tutte le persone che vogliono rimediare ai tanti errori che sono stati compiuti in questi anni.
Che vuol dire proporre un nuovo patto sociale? Vuol dire una consapevole decisione di affidamento reciproco, fuori dalla dimensione strettamente elettorale. Chi è intervenuto su questo palco ha condiviso storie e proposte. Abbiamo voluto anche qui dimostrare quella concretezza che sempre ci anima e ci animerà, anche se spesso è più facile non riconoscerla. Perché viviamo in una città dove anche la politica tende a proporsi sempre più come un’esperienza, invece che come responsabilità. In cui provano a raccontarci come non siamo, adattandoci a un racconto che è sempre più propaganda scollata dalla realtà.
Pensate alle case popolari. In realtà negli atti sono Edifici di Edilizia Residenziale Pubblica. Nella narrazione però vengono relegate alle periferie, come se esistesse una perimetrazione tra le persone. E’ così che sono diventate una categoria eccezionale anche per reperire risorse, mentre la vita quotidiana scorre quasi invisibile.
Vi abbiamo fatto proposte precise, che fanno tesoro di un lavoro che abbiamo fatto insieme in 5 anni e ci proiettano un lavoro che ci impegnerà per i prossimi 5 anni. Emerge un legame forte tra le diverse tematiche: ridistribuire potere, opportunità e ricchezza. Pianificare la città attraverso i Quartieri e in una visione di insieme, permettere al territorio di decidere come trasformarsi. Si parte dalle informazioni. Censimento degli immobili, trasparenza sull’utilizzo delle risorse, chiarimento di quelli che sono i servizi che servono, costruzione di luoghi in cui poter esercitare sovranità responsabile e trovare tutela ai propri diritti.
Non puoi permetterti di pagare l’affitto? La colpa non è della piccola proprietà a cui non riesci a pagare il canone. Il mercato deve vedere il pubblico svolgere un ruolo diretto nel governo, non di silenzioso mitigatore, che accompagna il declino limitandosi semplicemente a tamponarlo.
Rinunci a uno spostamento perché non ci sono mezzi pubblici? Salti una visita medica per il ticket? Finisci per rinunciare a un esame o a rivolgerti a un privato per le liste di attesa? Non sai come fare a gestire una persona non autosufficiente? Chi governa la città dice che il Comune non ha competenze su questo. È falso.
Questione sociale, questione ambientale, intersezionalità; su questo vi chiediamo di costruire insieme il futuro del nostro progetto e su questo ci confronteremo con chiunque vorrà, sempre. Perché l’8 e 9 giugno sono due giorni, noi ci impegniamo a esserci per tutti i 366 di questo anno bisestile e i rimanenti 1460. Perché sappiamo che dopo il tumulto c’è il momento del governo. Perché il potere si esercita nella società e chi governa deve fare i conti con la vita reale della cittadinanza, a cui la città non va venduta ma consegnata per condividerne la vita.
Un esempio: la chiamano multiutility. Ma con questa parola si indica una modalità di gestione che ci allontana dalla possibilità di avere voce sull’acqua pubblica, sulla gestione dei rifiuti, sulla distribuzione del gas. Provate a vivere senza acqua, senza energia, senza produrre rifiuti. Perché si dovrebbe far profitto su questi bisogni? La questione della quotazione in borsa è persino marginale. Abbiamo diritto di vedere i soldi pubblici usati per garantire servizi, non per generare utili. Anche perché questo riguarda ognuna e ognuno di noi, ma riguarda anche l’inquinamento e l’impatto ambientale della nostra città.
Non sarà facile. Tra di noi ci sono tante diversità e avremo bisogno di confronto. Di fronte alla complessità però è bene partire dalle scelte più semplici, per definire in modo chiaro il quadro senza gettarsi fumo negli occhi.
Dicono che manchiamo di concretezza. Non è vero. Durante uno sfratto, in un momento di tensione in strada, quando arriva un licenziamento, quando arriva una bolletta del gas che non si sa come pagare, occorre trovare una risposta immediata, ma spesso è solo individuale. Abbiamo bisogno di governare i fenomeni alla base di questi problemi proprio per uscire fuori dall’emergenza, dall’isolamento delle soluzioni individuali e poter concretizzare delle progettualità. Proviamo soddisfazione quando aiutiamo a superare una situazione di crisi e facciamo sintesi, ma è davvero poca cosa rispetto al compito che spetterebbe alla politica. E soprattutto è una concretezza che merita di essere praticata, non esibita.
Avete ascoltato oggi alcune delle nostre proposte e alcune storie. Continuiamo a parlarne insieme. Perché siano settimane in cui la politica torni a essere un progetto condiviso.
Quando abbiamo saputo che avremmo passato questo pomeriggio senza riscaldamento un giornalista ci ha mandato la foto di un bue e di un asinello, suggerendoci di farli intervenire. Un compagno ci ha suggerito di proiettare Jack Blues in ginocchio che chiede perdono, giurando di non avere colpe.
Vogliamo portare avanti questo progetto anche con capacità di autoironia. Perché sappiamo quanto è difficile prendersi cura dei noi, ma questo ci offre solo maggiori energie.
Abbiamo scelto un riferimento storico, che precede il Rinascimento. Rinasci Firenze è l’espressione utilizzata da CasaPound per annunciare la propria lista alle comunali nel 2019. Rinasce Firenze è l’espressione usata dal Sindaco Nardella per ripensare la città dopo la pandemia. Con questi slogan continuano a rinchiuderci in una dimensione priva di futuro. Siamo merce, da usare, o utenza a cui vendere, come se dovessimo scontare una condanna a un unico modello di sviluppo, dove chi comanda concede ninnoli e contentini.
Tumulto appartiene invece a una storia precedente a quella dei Signori. In Sala Rossa è sempre divertente correggere il testo fornito dal Comune di Firenze. Dice che in quel momento le persone che si uniscono sono “Signori del Palazzo”. Ma la Signoria della piazza è del Popolo. Perché Palazzo Vecchio è stato voluto proprio perché chi viveva a Firenze non tollerava più la litigiosità di chi comandava. Tanto da inventarsi la leggenda dei guelfi e ghibellini.
Ma a noi interessa qualcosa dei litigi di quanti parlano di sé e tra sé, pensando di non dover rendere conto al resto della città? Palazzo Vecchio è stato costruito come sfida alle élite che parlavano di sé e tra sé.
E il tumulto dei Ciompi potrà sembrare un riferimento colto, ma non lo è. Raccontarlo a studentesse e studenti di prima media, durante un Consiglio dei Ragazzi, nel Salone de’ Dugento è emozionante e permette di coglierne l’attualità. Per questa opportunità ringrazio il Presidente del Consiglio comunale. La maggioranza delle persone più povere si è ritrovata, a un certo punto, in piazza della Signoria, perché non si vedeva coinvolta e riconosciuta. A quel tempo il centro era un teatro sociale, di incontro e in cui si manifestava. Oggi larga parte dell’area è interdetta alla possibilità di fare presidi, perché deve rimanere uno spazio esclusivo per il turismo. Se poi si sceglie di manifestare fuori dal centro finisce che danno la colpa a noi per i problemi del traffico cittadino, come è davvero successo.
Quel tumulto è fallito perché le élite erano riuscite a dividere il popolo, creando dei noi e dei loro dove c’erano dei noi. Recentemente parlando degli appalti dei servizi bibliotecari una persona mi ha scritto per ricordare che anche chi lavora nei servizi museali per conto del Comune manca di adeguato riconoscimento e salario. La lotta per le lavoratrici e i lavoratori è una, mentre c’è chi prova ad alimentare diffidenza all’interno degli stessi luoghi di lavoro.
Oggi ci viene detto che per risolvere un problema bisogna conoscere le persone giuste, avere i giusti numeri in rubrica. Magari non lo dice pubblicamente, ma spesso vediamo che si agisce così. Noi invece pensiamo sia giusto esigere i diritti che abbiamo. E vi vogliamo offrire strumenti per avere voce, per organizzarci direttamente.
Vogliamo evitare posizioni di rendita. Rivendicare come ogni parte della città, dal centro alle periferie non siano una suggestione ma i luoghi a cui apparteniamo.
Il 13 febbraio saremo a Trespiano. A ricordare Mario Fabiani. E ora potreste pensare che parlare di futuro evocando un cimitero non è proprio una grande idea. Ma lì ci sono i versi che Neruda volle dedicargli dopo averlo incontrato, parlando di “pane per tutte e tutti”. Palazzo Vecchio, a secoli di distanza, dopo il nazifascismo, torna a essere la casa della cittadinanza, in cui esercitare il potere dal basso.
Dovevo parlare meno, molto meno, ma la cosa più importante l’ho lasciata alla fine. È una citazione di Valerio Evangelisti, un maestro nel dimostrare l’importanza di raccontarsi e non farsi raccontare, del prendere un ruolo nella storia e non subirla. È stata scelta dell’Associazione culturale che è porta il suo nome.
«Quando si smette di guardare a un futuro diverso non si conquista più niente, perché se chiedi l’oggi ti danno l’oggi e se chiedi il futuro ti danno parte dell’oggi. Il futuro è tuo se hai l’idea che ci sia, un futuro. Appiattirsi sul presente porta a una sconfitta dietro l’altra».
Il nostro tumulto vuole essere una storia allegra, fiera e aperta. Grazie quindi: al Teatro L’Affratellamento, a chi ha portato con noi avanti l’esperienza di Sinistra Progetto Comune in questi anni, a chi ha accettato di andare in San Jacopino e dire alla stampa che avevamo una proposta per la città, a chi ci ha aiutato a preparare questo evento, a chi è sta nei consigli di quartieri (o ci è stato), ai partiti e a chi ora non ha un partito ma non ha smesso di far parte delle nostre comunità, al segretario del gruppo che sempre ci supporta, ad Antonella Bundu, generosa e sempre di aiuto a non perderci nelle logiche autoreferenziali delle istituzioni, e a chi è qui, a chi ci è stato e stata, a chi ci sarà. A chi ha seguito il servizio dei bollitori e ci ha preso in giro, a chi fa le foto, il video, ascolta, partecipa, si arrabbia, prende parola.
Grazie a voi per essere qua, per la strada percorso fino a qui e per quella che ancora ci attende.