“Comunicazione in aula durante la seduta del 19 aprile 2022, a seguito della morte dello scrittore”
Dmitrij Palagi, Sinistra Progetto Comune Firenze
Questa comunicazione è per me difficile. Perché in chi crede nel sole dell’avvenire l’umano e il politico stanno insieme, nello sforzo di cercare di essere giuste e giusti. Valerio Evangelisti è stato per me un riferimento costante, in tante scelte di vita.
Un Magister, capace di educare senza imposizione, con quell’autorità che non sta nei titoli e nelle cattedre, ma nel riuscire a dare il proprio contributo ogni volta che è necessario. Si è generosi non quando si dona, ma quando si risponde a una condizione di bisogno, insegnava Tommaso D’Aquino.
Nelle sue parole, pubbliche e private, viveva una tensione di impegno rivolto a chi rimane fuori dal visibile, a un’emarginazione sociale che muta nel tempo, ma costantemente subisce repressione, criminalizzazione e meccanismi di espulsione.
Scrivendo di fantascienza ha saputo esprimere il senso della chiesa come comunità in cui ci si sforza di prendersi cura della collettività, ritrovandosi nei meandri delle contraddizioni che nascono attraverso la gestione del potere. Un problema vissuto da chi ha poi scelto di combattere per il socialismo, cadendo anche per mano di repressioni interne ai movimenti comunisti.
Parlando della storia italiana e del movimento operaio internazionale, così come del fenomeno della pirateria, ha descritto alcune caratteristiche delle nostre società, del tipo di capitalismo in cui siamo finiti a vivere e di quello in cui rischiamo di finire.
Ha aperto porte di immaginario che restano da varcare per chiunque voglia avvicinarsi alle sue opere, indicano la possibilità di seguire strade non battute.
Valerio Evangelisti credeva in un tempo a spirale, dove centrali sono non gli interventi divini o extraumani, ma i meccanismi materiali di causa-effetto. Per ogni azione c’è una conseguenza che riecheggia nei tempi a venire, permettendo di ritrovarle, quelle azioni, anche se magari in modo inconsapevole o parziale.
Insegnava il senso di agire nella storia, con la necessità di scegliere un campo di classe, qualsiasi sia il costo da pagare: dalla parte di chi è espulso o schiacciato dal potere.
Senza scorciatoie. In una delle conversazioni che ho avuto la fortuna di avere, mi disse che «le eresie danno soddisfazione a chi le professa, ma della società non cambiano una virgola». Per questo di fronte all’io, bisogna sempre essere capaci di porre il noi. Di capire come si aiuta la dimensione collettiva. Di sapere che solo nell’organizzazione comune si possono trovare gli strumenti per difendere la propria dignità.
Da Valerio Evangelisti ho imparato l’amore per la filosofia e la storia, ma soprattutto l’importanza di servire la collettività, per ragioni materiali, non religiose. Rintracciando le lotte di chi ci ha preceduto e guardando sempre al futuro, sapendo che niente si ripete, ma tutto si tiene.
Valerio Evangelisti ha anche costruito una bellissima comunità intorno a sé. Uno spazio aperto a chiunque volesse discutere e parlare, rispettando una rigorosa politica di quoting nella mailing list, nata nel secolo scorso, amando il brindare e il cantare nei momenti di ritrovo collettivo che si tengono dal 2000.
Per chi non ha potuto incontrarlo è difficile forse da capire, ma anche con la sua vita, non solo con i suoi libri, il Magister è riuscito a costruire un pezzo di futura umanità, di mondo migliore.
Sempre nel 2017 rispose così a una domanda (non si sottraeva mai alle richieste di interviste e colloqui).
«Secondo me, anche se ha tanti aspetti sgradevoli, la politica resta necessaria. Io posso rifiutare totalmente le istituzioni, mettermici contro, ma se faccio così cambierò magari me stesso, ma ben difficilmente cambierò il contesto sociale».
Valerio Evangelisti non ha mai voluto un ruolo istituzionale. Si è offerto solo per candidature di servizio, invitando a votare altre persone delle liste in cui si metteva a disposizione. Senza di lui credo che in tante e tanti avremmo fatto scelte di vita diverse.
Qui oggi vorrei omaggiare un rivoluzionario vero, capace di farci immaginare un mondo migliore, con la certezza che le conseguenze della sua vita, dei suoi libri, sapranno far parte della nostra storia, perché è un impegno comune.
Noi saremo tutto.
Foto: Guido Calamosca/LaPresse