“Se ci fosse una crisi si dovrebbe tagliare sui profitti e i bonus, mentre andrebbero tutelate la categoria dell’utenza e quella della classe lavoratrice. La vicenda di Polimoda diventa surreale”
Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
“Leggiamo sulla stampa degli oltre 2 milioni di euro messi a disposizione da Polimoda per l’anno accademico 2020/2021, al fine di supportare il settore della moda e l’utenza interessata da questo centro di eccellenza, che si trova in difficoltà economiche per via della pandemia Covid-19; mentre abbiamo appreso in Commissione Controllo Partecipate – quella che doveva assecondare anche una richiesta delle realtà sindacali e a cui è stata invitata solo l’azienda! – che Polimoda ha in corso un investimento immobiliare da 13 milioni.
Ci pare quindi che in Polimoda ci sia una sola categoria colpita dalla crisi Covid-19 e, soprattutto, degli errori di valutazione sul bilancio previsto per il 2019 (prima dell’emergenza sanitaria): quella di chi a Polimoda lavora.
I salari sono stati infatti segnati da indisponibilità a negoziare il salario premiale previsto dal contratto e a assegnare risorse per la tutela degli stipendi tagliati dal FIS, per cui è in stallo da oltre un anno la trattativa con le parti sindacali, accusate di slealtà solo perché dalla parte dei bisogni di chi con il proprio tempo e le proprie energie garantisce il funzionamento stesso di questo istituto.
Le cifre annunciate nei giorni scorsi a mezzo stampa sono di gran lunga superiori rispetto a quanto sembra stiano chiedendo lavoratori e lavoratrici per tutelare i propri salari. Diventa quindi evidente che c’è qualcosa di incomprensibile in questa vicenda.
Anche perché di fronte a una crisi – vera o presunta – bisognerebbe tagliare sui margini di profitto e sui bonus. Mentre l’utenza e chi lavora andrebbe tutelato, perché in condizioni di maggiore fragilità… Però i tempi in cui viviamo sono decisamente lontani dai principi di giustizia sociale e rispetto dei bisogni delle persone.Confidiamo che il Comune di Firenze smetta di ignorare una realtà di cui fa parte e che caratterizza il suo territorio. Per conto nostro, insistiamo a chiederlo”.