“Estenuante la propaganda di questa Amministrazione e avvilente la discussione in maggioranza”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Alzare le tasse è impopolare? È un luogo comune e serve solo a buttare la palla in tribuna. Una discussione seria imporrebbe di affrontare il bilancio non solo in termini di entrate e uscite, ma anche di quanto (e come) le une e le altre sono utilizzabili realmente per servizi a tutta la città e di quanto sia equamente distribuito il carico fiscale che si chiede alla cittadinza.
In questi quattro anni e mezzo almeno in due occasioni chiare ci è stato detto no ad applicare la progressività fiscale per l’addizionale comunale Irpef.
Rispondere “Abbiamo scelto di tassare i turisti e non la cittadinanza” è pura propaganda, per di più ingannevole.
Una scelta che, seppur condivisa da quanti hanno ieri garantito i numeri per l’approvazione del bilancio, contrasta con quel senso della funzione pubblica che dovremmo tener fermo.
Sappiamo bene, infatti, che la tassa di soggiorno è una tassa di scopo, vincolata per legge (Art. 4 del Decreto Legge n. 23 del 14 marzo 2011) a finanziare solo servizi al turismo e non alla città. E neanche va a coprire i costi sociali del turismo: i tanti disagi e gravami economici che si riversano su chi a Firenze risiede e lavora, né la continua spinta al rialzo del mercato immobiliare e del costo della vita, o l’impronta climatica che l’industria del turismo continua a causare.
Di questi, che sono i veri costi sociali, nessun bilancio pubblico o d’impresa tiene il conto, nonostante il loro peso sui bilanci personali della residenza , costretta a farsi carico di parte dei costi di una gigantesca industria, senza averne partecipazione agli utili.
La tassa di soggiorno serve semmai a evitare che sulla residenza si riversino costi astronomici necessari a finanziare servizi che loro non usano, o usano a fatica, in una competizione perdente con fiumi di persone che visitano la città. In parole povere, la tassa di soggiorno serve per sostenere l’overtourism, e impedisce che la residenza tutta ne abbia troppo oggettiva visione dell’enorme costo.
Un cambio delle aliquote fiscali, invece, sarebbe da subito un fatto collettivo e ci costringerebbe a confrontarci con i bilanci reali, pubblici e privati, ricostruendo sull’equità una visione condivisa della città che siamo.