L’interrogazione presentata cliccando qui, la risposta ricevuta cliccando qui.
“Risposta non convincente da parte dell’Amministrazione. Il Comune investe risorse per sponsorizzare un servizio non efficace e di sola comunicazione, definendolo percorso di ascolto?”
Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune; Grazia Galli e Massimo Lensi – Associazione Progetto Firenze e Giacomo Trombi – Firenze Riparte a Sinistra
“Da ormai qualche settimana circola l’invito dell’Amministrazione a partecipare ai questionari di Firenze Prossima. Con tanto di sponsorizzazione sui social. Anche su piattaforme che quanto a riservatezza dei dati non sono campioni di garanzie. Invece l’anonimato dell’utenza è la scusa dietro cui si nasconde la decisione della Giunta di investire su uno strumento facilmente manipolabile.
Ecco alcune considerazioni che ci inducono a dubitare fortemente di questo percorso.
1) Chiunque può compilare il questionario, gli IP non sono un parametro valido per capire se chi risponde è effettivamente una persona che vive, lavora, studia o comunque frequenta Firenze. Ma c’è di più: la scelta dichiarata dall’Amministrazione in risposta alla nostra interrogazione di escludere questionari provenienti da uno stesso IP, in quanto possibili doppioni, porterà necessariamente a cestinare i suggerimenti provenienti da quanti condividano una connessione internet, o, lo stesso computer, tablet, cellulare. Condivisione, che come abbiamo appreso in questi mesi non è un’opzione, ma l’unica possibilità per molte famiglie.
2) Chi gestisce e tratta i dati, a cui tanto sembra tenere l’Amministrazione? Il Comune di Firenze o la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, con il materiale raccolto dalla società Lama?
3) Perché si è scelto di evitare ogni genere di dato sensibile sulla effettiva presenza sul territorio fiorentino, e si dà invece grande rilevanza a quesiti riguardanti le condizioni sociali, economiche, lavorative e di nazionalità?
4) Come mai l’Amministrazione sceglie di non fare affidamento sul proprio ufficio statistica e non investe nella partecipazione prevista dal quadro normativo costituzionale e nazionale e dalla legge regionale 46/2013, immaginando di riconoscere finalmente un ruolo ai Consigli di Quartiere (non solo a chi li presiede), alle commissioni consiliari (di quartiere e comunali) e al Consiglio comunale?
Non è possibile per noi soprassedere sul livello di consapevolezza con cui chi governa la Città utilizza gli strumenti telematici, specialmente quando questi vengono presentati come una grande opportunità di influenzare il futuro della città, a partire addirittura dalle trasformazioni urbanistiche che segneranno i prossimi anni.
Continueremo a chiedere e proporre, confidando che si comprenda come lo spirito sia quello di confrontarsi per evitare errori, e non di far polemica. In fondo, chi ha ruoli esecutivi dovrebbe esser lieto di avere qualcuno che si interessa al suo operato, mica deve distribuire anelli del potere!”.