Articolo uscito su Il Becco, l’origina cliccando qui.
Black Mirror è il titolo di una fortunata serie televisiva, in cui si raccontano i potenziali effetti distorsivi della tecnologia nella vita quotidiana. Si parla di distopia quando viene descritto un futuro particolarmente negativo. In questo caso le trame dei diversi episodi sono più vicini alla realtà che a scenari fantascientifici.
Red Mirror di Simone Pieranni (Laterza, 2020) lo attesta, scegliendo di giocare sul titolo, accompagnato da una precisazione esplicativa: “il nostro futuro si scrive in Cina”. Perché dall’oriente arrivano i modelli di controllo sociale e di videosorveglianza a cui tanti politici si richiamano, a partire dal progressista e democratico Sindaco di Firenze, che punta ad avere una tra le città con più telecamere al mondo.
La pratica dei messaggi vocali arriva da Pechino e WeChat rappresenta un modello di riferimento nello sviluppo di Facebook: sono solo due esempi di immediata comprensione, contenuti in questa recente pubblicazione del giornalista de il manifesto. Non si tratta di un testo con cui provare a capire una società comunque diversa da quelle europea e statunitense. Il libro è fondamentale per rendersi conto del presente in cui siamo immersi, in una fase di globalizzazione matura e priva di movimento altermondialisti capaci di occupare l’immaginario di un’alternativa possibile.
A partire dal tema dei dati. Quando ci offrono servizi gratuiti, semplicemente, ci stanno sfruttando gratuitamente. Quello che facciamo interessa, non nel merito specifico di quello che proviamo o che ci muove singolarmente, ma in termini quantitativi e di scelte.
In un film del 1995, Se7en, le indagini di polizia su un omicida seriale registrano un momento di svolta grazie a una lista illegalmente ottenuta sui libri presi in prestito da delle biblioteche pubbliche. Oggi una qualsiasi catena libraria di distribuzione ottiene con un semplice clic la possibilità di registrare ogni acquisto, al fine di poter garantire una pubblicità più personalizzata… Il tema della privacy non è il punto centrale, lo è il modello di sviluppo e del sistema sociale che si immagina per il futuro.
Il 5G e le recenti notizie di cronaca sono un campo di scontro geopolitico simile a quello che fu la conquista spaziale durante la Guerra Fredda. Con un’Europa più marginale di ieri e un ruolo strategico che si scommette dovrà giocare il continente africano, dove non a caso da tempo si registrano significativi investimenti, di ogni genere, da parte dei principali protagonisti dell’economia mondiale.
Red Mirror è un testo che evita accuratamente la dinamica campista. Non risponde quindi alla domanda: occorre essere a favore della Cina o contro la Cina? Anche perché questa è una dinamica da tifoseria, durante un incontro sportivo. Il Paese “rosso” è visto come un osservatorio privilegiato da cui registrare come gli esseri umani possano trasformarsi volontariamente in oggetto di sfruttamento: non è solo la propria forza lavoro che viene messa “in vendita”, ma ogni gesto e pensiero può essere occasione di profitto (per chi sfrutta).
In oriente, spiega Pieranni, la sfiducia verso la modernità e il modello capitalista si unisce a forme di confucianesimo, rendendo positiva l’idea di essere tutte e tutti controllati da un sistema di punteggi (sulla base dei comportamenti che si tengono).
In occidente il contesto è diverso ma è difficile non riconoscere quanto si stia cercando di imitare il “modello cinese”. A favorirlo troviamo la comodità di soluzioni individuali, nel vuoto delle risposte pubbliche, a cui si aggiunge l’ignoranza evidente di chi dovrebbe occupare il dibattito pubblico.
In fondo non abbiamo nulla da nascondere se rispettiamo le regole, risponde abitualmente chi nega il pericolo verso cui stiamo andando incontro.
Quanto le regole ci inducono a questo pensiero e quanto i rapporti di forza attuali rendono la nostra consapevolezza semplice assuefazione a un modello in cui siamo solo oggetti da sfruttare?
Guardando alla Cina, Simone Pieranni ci aiuta a sviluppare anticorpi.
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