“Finalmente! La Professoressa Giorgia Giovannetti, nell’intervista pubblicata oggi sul “Corriere Fiorentino” afferma che “[…] a Firenze gli affitti di negozi e ristoranti sono altissimi e vanno calmierati, anche perché nessuno correrà a prendere il posto di chi lascia”. Cade così anche il secondo tabù: la rendita, la dimensione parassitaria che grava sull’impresa, perché niente restituisce, al contrario delle tanto odiate tasse, che sono quelle che permettono di avere la sanità pubblica, i poliziotti per le strade e la cassa integrazione, tanto per fare solo tre esempi che capiscono tutti.
Il primo dei tabù, cioè l’intervento pubblico in economia, è già da un po’ che gira, anche se defilato, perché ai grandi king maker dell’economia di mercato – sottolineano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – piace pensare che si possano trasferire gli oneri della crisi a carico della fiscalità generale, ma un po’meno che lo stato e le regioni riprendano il controllo dei servizi, rimettendoli sotto il controllo dei cittadini e sottraendoli alle logiche di mercato.
Sanità, rifiuti, acqua, luce, gas… tutto quelle forme di servizio essenziale all’attività umana, alla sopravvivenza di ciascuno di noi come della nostra società nel suo insieme. Una società più giusta e sana, in cui le condizioni di vita, delle persone come delle imprese, non debbano dipendere dalla convenienza del mercato. Così come un corpo umano si mantiene sano nelle giuste condizioni alimentari e ambientali, così anche un’impresa sana si mantiene tale se può contare su un contesto accogliente, potendosi radicare contando sulle stesse condizioni. L’esasperazione della competitività ambientale – aggiungono Palagi e Bundu – anche dei contesti insediativi, oltre ad altri fattori di sfruttamento estremo, come la mano d’opera, è tra i fattori che scatenano la ridislocazione selvaggia delle imprese “a vocazione internazionale”, che per conservare i loro margini ovunque e comunque, come i padroni di “Cavalli” a Sesto Fiorentino, spezzano la vita delle famiglie e tengono sotto scacco le comunità locali.
Il secondo tabù, ben più difficile ad affrontare è quello della rendita. Vi siete chiesti quanti di questi soldi in aiuti pubblici che le imprese chiedono se ne andranno in “rendita”, cioè in pagamenti di affitti, leasing e simili? Quanto troppo siano pagati questi fattori produttivi dalle imprese stesse? E in questa fase in particolare, dato che la cassa integrazione la paga la fiscalità generale e che talune spese si azzerano, come la materia prima, o si riducono molto, come le bollette dei servizi?
Ebbene sarà il caso che l’impresa capisca che il suo nemico non è il pubblico e non è la classe lavoratrice. Non è il pubblico, soprattutto quando qualche pescecane della finanza ci racconta che “sottrae quote di mercato”, pensando di fare business sulla sanità, sulla sicurezza, sull’ambiente. E forse adesso – concludono i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – l’abbiamo capito tutti quanto ciò sia ipocrita, pericoloso e delinquenziale. Non sono i lavoratori, perché i lavoratori sono anche contribuenti certi e sono consumatori certi, con piena dignità nel ritenersi colonna portante di questa società. Il nemico numero uno dell’impresa è la rendita, piaccia o meno, anche quando si parla di “burocrazia”, che ne è in fondo solo un’altra faccia. Basta sommare all’affitto i costi di commercialista, avvocato, notaio, medico competente…”.