Un paio di giorni fa è uscito un articolo su il manifesto in cui si riporta la denuncia mossa da un Comitato nei confronti della Regione Piemonte sul tema delle Residenze sanitarie (qui).
Il timore è che i dati sulla ripresa dei contagi di Covid-19 si possano ripetere gli episodi drammatici registrati durante le prime settimane di pandemia, a partire dal trasferimento dagli ospedali alle RSA di persone che hanno contratto il nuovo virus.
Pandemia a parte, non molto è cambiato per il socio-sanitario e l’assistenza alle persone fragili, non solo in Piemonte.
In una lettera di don Marco Bassani, sempre pubblicata sul quotidiano comunista, oggi, il tema si declina sulla Regione Lombardia e sulla condizione di isolamento delle persone anziane o non autosufficienti, da cui consegue un forte stato depressivo delle stesse.
In Consiglio comunale, durante il mese di luglio, su RSA e necessità di continuare a investire sui tamponi, al fine di poter superare alcune condizioni di emergenzialità che ricadono principalmente su chi è già in difficoltà, abbiamo avuto la conferma di un atteggiamento sbagliato, anche in Toscana.
A partire dal modello sanitario e socio-sanitario. Quanta voglia c’è, realmente, di investire in un modello pubblico basato sulla dignità delle persone, sui loro desideri e sui loro bisogni? Quello che appariva evidente quando è esploso il “caso RSA”, ora viene negato. Assume i connotati di uno scandalo affermare che spesso le residenze sono luoghi in cui “depositare” le persone, per provare almeno in parte a dimenticarsi di situazioni difficili, a tratti impossibili da sostenere dai soli familiari.
Su questo fronte la discussione è ancora aperta, ma il quotidiano sembra aver ripreso tutta la sua forza, lasciando tornare nell’ombra le situazioni più difficili. Il dolore e la malattia non trovano spazio, in politica, come nel dibattito pubblico.
Era ed è una delle cose che devono cambiare. Subito.