“Sinistra Progetto Comune ha depositato oggi due mozioni sulla necessità di un nuovo modello di assistenza socio-sanitaria alla popolazione anziana e alle persone non autosufficienti. Gli atti nascono da un confronto con altre forze della sinistra a livello provinciale”
“Delle Rsa e della loro utenza ci siamo accorti solo quando il virus le aveva già colpite duramente, facendo tornare a galla una nociva gestione della vita anziana già esistente prima del Covid-19.
C’è bisogno di investire non soltanto nel miglioramento delle case di riposo, ma anche e soprattutto in una gestione diversificata e più territoriale della vecchiaia, consapevole e comunitaria, interconnessa con la vita delle città.
Quando gli anziani hanno iniziato a morire nelle RSA lombarde e ad ammalarsi nelle RSA Toscane, ci siamo improvvisamente ricordati di un luogo abitato da persone anziane. Un luogo sconosciuto ai più, se non occasionalmente per la ribalta assunta da terribili episodi di cronaca nera.Eppure quando si è conosciuto meglio questo virus, ai primi di marzo, la prima cosa emersa era che era particolarmente aggressivo con persone anziane con polipatologie ed era pericoloso in situazioni di vita comunitaria. Ma delle RSA, e forse ancora di più delle RSD, ci siamo ricordati solo quando gli anziani hanno cominciato a morire nelle strutture in doppia cifra.
E tuttavia i tamponi, unico strumento diagnostico, hanno tardato ad arrivare, i DPI erano requisiti per gli ospedali. Non si è pensato ad offrire un supporto specialistico (infettivologi, pneumologi, esperti di igiene e prevenzione) per supportare strutture pensate, nel modello toscano, alla stregua di un domicilio (MMG, farmaceutica di continuità, ecc). Forse hanno pagato l’attenzione residuale data al territorio in tutta la prima parte della gestione dell’emergenza.
Ma l’esplosione del dramma ha svelato criticità sicuramente precedenti.
Le RSA e il modello di governo della non autosufficienza, già prima della pandemia covid 19, avevano mostrato opacità. Come sappiamo la nostra società è invecchiata e con l’invecchiamento sono aumentate le persone che trascorrono una parte della loro vita in condizioni di non autosufficienza, aumentando i bisogni sanitari. Si scontano oggi problemi non affrontati con le dovute politiche dalle istituzioni, per prima la Regione.
Da anni sottolineiamo che le sole RSA non possono essere la risposta per tutti, ma l’alternativa non può essere una “misera” assistenza domiciliare o l’assistente familiare, che altro non sono che una “moderna” delega alla famiglia (e spesso alla componente femminile delle famiglie).
A causa delle storture della nostra società, con tempi di lavoro sempre più massacranti, condizioni economiche svantaggiose e insicurezze lavorative, quando possibile, famiglie in difficoltà sono costrette a far gestire la vecchiaia dei propri cari alle RSA, che sembrano essere diventate luoghi di fine vita e non, come dovrebbe essere, spazi in cui si trascorre umanamente, consapevolmente e in armonia una parte della propria esistenza.
Le istituzioni locali, per incapacità ma soprattutto per scelte politiche che forse garantivano a parità di risorse di dare risposte a una platea maggiore di cittadini, hanno delegato attraverso il sistema dell’accreditamento e del voucher con la libera scelta, la gestione delle RSA a soggetti privati, che per avere economie di scala hanno costruito strutture sempre più grandi, (Kos, Tosinvest, Korian e Orpea per fare alcuni nomi), alle quali, come è normale che sia, interessa trarre profitto da un mercato, che invece trattando di vite umane, non dovrebbe essere considerato tale. Tutto ciò a discapito sia dei servizi per gli anziani, sia dei lavoratori del settore, con contratti e garanzie addirittura inferiori al servizio pubblico, cui si chiede maggiore flessibilità. Insomma i minori costi del sistema sono stati pagati da lavoratori ed anziani!
Compito delle amministrazioni e della politica è quello di proporre una cultura che accetti la vecchiaia, cercando quindi di formare ed educare una società fatta di uomini e donne per far si che essi possano prendere coscienza del proprio invecchiamento e della gestione consapevole di esso in modo che ciascuno possa scegliere in armonia il percorso per la parte finale della propria vita. Ma anche progettare città capaci di convivere e accogliere le fragilità, investendo in infrastrutture e in interventi territoriali che permettano di ritardare il coincidere della non autosufficienza con la separazione dalla propria comunità (scelte urbanistiche, abbattimento di barriere architettoniche, servizi pubblici, programmazione di comunità amiche della demenza a livello di quartieri, progettazione di comunità sull’esempio delle microaree triestine, infermieri di comunità, ecc), potenziando la medicina territoriale, la presa in carico delle malattie croniche con una vera sanità di iniziativa, contrastando le disuguaglianze sociali, così impattanti sulla non autosufficienza.
Le responsabilità verranno accertate dalle indagini in corso, la responsabilità più grande della politica sarebbe però non imparare niente da questa drammatica esperienza: ripensare il valore (anche di investimento) che la protezione delle persone fragili devono avere nelle nostre città, collocare le RSA in una rete di servizi realmente integrata dei servizi alla non autosufficienza che non lasci solo nessuno e che dia a ciascuno la risposta più appropriata. Un welfare in cui il ruolo del pubblico deve essere centrale.
I firmatari di questo documento sono impegnati in tutti i consigli comunali nella presentazione di proposte, mozioni o ordini del giorno volti al miglioramento della gestione anziani”.
Enrico Carpini (consigliere comunale di Barberino di Mugello)
Lorenzo Ballerini (consigliere comunale di Campi Bisenzio)
Beatrice Cioni (consigliera comunale di Empoli)
Leonardo Masi (consigliere comunale di Empoli)
Dmitrij Palagi (consigliere comunale di Firenze)
Antonella Bundu (consigliera comunale di Firenze)
Tatiana Bertini (consigliera comunale di Scarperia e San Piero a Sieve)