“Le promesse di ripensare il socio-sanitario erano evidentemente vuote. Quando si parlava di ripubblicizzare il comparto avevamo chiesto di non guardare il dito, ma la luna. Lo ribadiamo”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Assenza di personale, posti letto tenuti vuoti, liste di attesa che si allungano, richiesta di vedere le rette aumentate, denuncia di assenza delle quote sanitarie o sociali, aumento dei costi delle bollette per cui mancano le risorse. Sono queste le denunce delle realtà che gestiscono le RSA in Toscana, riportate in queste ore dalla stampa.
Pensiamo che la situazione rappresenti l’ennesima sconfitta del sistema politico e istituzionale. Quando in quelle strutture si moriva, nella prima fase di pandemia Covid-19, tante voci si alzarono, tra l’indignazione e la promessa di un cambiamento.
Nel 2020, l’ex Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi parlò di un ritorno della gestione diretta pubblica nel gestire gli spazi dedicati alle persone anziane e non autosufficienti. In quella fase avevamo chiesto di guardare il vero problema, il modello del socio-sanitario, e non concentrarsi su come il privato convenzionato avrebbe avuto delle mancanze.
Le RSA sono ancora oggi dei luoghi estranei al resto della società. La malattia e la vecchiaia sono uno stigma, a cui complessivamente non siamo in grado di rispondere. I nuclei familiari di frequente si ritrovano in situazioni pesanti, tra pregiudizi sociali, atomizzazione delle relazioni, sensi di colpa e invecchiamento (l’età media è sempre più alta, soprattutto a Firenze).
Un nuovo rapporto tra territorio, enti locali e socio-sanitario è indispensabile.