“Quando la sinistra aveva chiesto di sperimentare il monopattino lo aveva fatto anche per proporre a Firenze un ruolo positivo, non di commento dell’esistente a posteriori”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
La premessa dovuta è che chiaramente ci preoccupa la salute di tutte e di tutti, qualunque sia la materia in discussione, quindi anche nel caso di rischio incidenti e morti per l’uso dei monopattini.
È sottoscriviamo anche la necessità di una riflessione in Parlamento che prenda in considerazione questa questione, specialmente parlando in generale di sicurezza stradale, guardando alla massima tutela dell’utenza debole (come quella pedonale o chi vive condizioni di fragilità): al centro della questione c’è l’accessibilità della città e chi si voglia mettere al centro delle politiche pubbliche sulla mobilità.
C’è però un problema nella scelta degli strumenti, un problema di metodo, di regole. A cui si aggiunge una tendenza a voler criminalizzare chi sceglie di muoversi con mezzi diversi dall’auto privata (valeva per le biciclette ieri, vale per i monopattini oggi).
Perché la democrazia è anche tutto questo. Mentre invece stiamo assistendo all’uso delle cariche istituzionali per fare mera propaganda politica, affinché distrattamente si possa dire “visto bravo, che coraggio! L’ha fatto anche se non poteva…”. E magari la frase possa essere ricordata quando si dovrà tornare a votare.
Ma non è così che si fa in democrazia. Chiunque abbia una carica istituzionale, un ruolo di governo, piccolo o grande, sia sindaco o governatore o ministro, deve attenersi alle regole che la Costituzione e la Legge stabiliscono. Costui e/o costei dovrebbero saper distinguere che un conto è rappresentare politicamente una parte, un altro è avere una carica amministrativa, perché quando si governa, si governa in nome di tutte e tutti. E questo prevede il rispetto delle regole, nel trattare – ci mancherebbe – i problemi che costoro ritengano più urgenti.
E le regole prevedono che sollecitino il Ministro, che portino la questione negli appositi organi di condivisione delle decisioni tra Governo, Regioni e Comuni, come previsto dalla Costituzione. Come pure possono anche fare pressione su chi siede in Parlamento dei loro partiti, in questo caso per fare modificare il codice della strada.
Invece, dato che la riforma costituzionale d’inizio secolo ha eliminato il controllo preliminare sugli atti degli enti territoriali, oggi ci ritroviamo in questa situazione. Con soluzioni “fantasiose”, che sanno bene che la competenza è dello Stato, che i giudici annulleranno le multe davanti a provvedimenti illegittimi, così… Costringendo inoltre la controparte al ricorso al giudice, come in una qualunque bega di condominio tra privati.
Ben vengano quindi le modifiche al codice della strada che tutelino di più e meglio l’utenza debole e la cittadinanza in generale, ma è una modifica che spetta al Parlamento. O forse lì sono troppo distratti dalle relazioni con i paesi sauditi per pensare ancora a chi muore per un incidente stradale?
Aggiungiamo inoltre che nella precedente consiliatura la sinistra di opposizione aveva ottenuto l’approvazione di un atto di indirizzo per sperimentare i monopattini ed essere un territorio in cui sperimentare anche nuove forme di gestione dei dati (a proposito di sicurezza, c’è anche quella digitale): la Giunta lo ha sempre ignorato, ed eccoci qui a commentare i fatti a posteriori…