“Dopo le parole pubblicate oggi sul quotidiano la Repubblica, la replica del nostro gruppo consiliare”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Caro Enrico,
ci permettiamo di rispondere alla lettera pubblicata oggi da la Repubblica Firenze, partendo da un invito. Incontriamoci per un dibattito pubblico, dialoghiamo.
Vogliamo anche esplicitare la vicinanza per l’orrore e il dolore legati all’attentato del 9 ottobre del 1982, con cui si apre il tuo testo, rivolto anche al nostro gruppo consiliare.
Ci dispiace che il presidente della Comunità ebraica della nostra città si senta chiamato in causa, rispetto a una campagna per i diritti umani rivolta a denunciare le responsabilità del governo politico di uno Stato. Le comunità e i popoli sono cosa diversa da come il potere si organizza e si struttura. Le barbarie del ‘900 ci hanno lasciato una drammatica lezione in questo senso.
Nessuna campagna di odio è stata portata avanti, nessuna iniziativa ambigua verso l’antisemitismo. Il nostro gruppo consiliare non ha mai pronunciato le parole “regime di supremazia ebraica”.
La Rete Firenze per la Palestina ha pagato la regolare affissione di alcuni manifesti in cui si riporta una presa di posizione di Amnesty International, che denuncia la presenza di una condizione di apartheid in Israele e nei territori occupati da Israele. Esistono pulsioni antisemite oggi in Europa, a sinistra come a destra e al centro? Sì, perché l’odio razziale si diffonde ovunque, avvelenando cuori, menti e corpi. Su questo fronte l’impegno di Sinistra Progetto Comune è condiviso, come viene riconosciuto nella stessa lettera. Allora perché confondere le parole e non tentare di comprenderci?
L’Organizzazione delle Nazioni Unite è antisemita? Le ebree e gli ebrei che denunciano la situazione di discriminazione portata avanti dai governi di Israele sono persone antisemite? Miko Peled, ospitato poche settimane fa in Palazzo Vecchio è antisemita? Non è legittimo contestare le politiche portate avanti dal governo di uno Stato nazionale, come facciamo anche nei confronti dell’Italia?
Ospitare due persone che vivono nella zona di Betlemme, di fronte a un muro che divide, rende più difficile il dialogo, perché si accetta di ascoltare una testimonianza di dolore e resistenza?
Ci indignavamo per quanto avveniva in Sudafrica, ci indigniamo per ogni gesto di razzismo nelle nostre società, ci indigniamo per ogni persona discriminata. Chiamare le cose con quello che riteniamo sia il loro nome non può essere mistificato, capovolgendo la realtà, accusando di razzismo chi denuncia la discriminazione. Per questo ci schieriamo al fianco di chi subisce la violazione del diritto internazionale da parte del Governo di Israele.
Noi abbiamo solo apprezzato pubblicamente l’iniziativa della Rete Firenze per la Palestina. Altre realtà hanno dato un contributo più diretto, quindi cogliamo l’occasione per ringraziare chi ha utilizzato le proprie risorse economiche per pagare regolarmente un’affissione, come unico modo per far parlare in città di una situazione che si protrae da troppi anni, nel Mediterraneo. Speriamo nessuna figura istituzionale voglia davvero procedere con la censura.
Vorremmo inoltre recuperare il tema della lontananza dai luoghi del conflitto. Proprio perché ci ritroviamo quotidianamente nelle lotte contro il razzismo e la discriminazione di ogni minoranza dovremmo provare a capirci reciprocamente e sapere quanto ogni conflitto ci riguardi comunque da vicino, a prescindere da quanto silenzio mediatico avvolga le occupazioni ritenute illegali dal diritto internazionale promosse dai Governi di uno Stato. La dimensione nazionale è alla base di tante forme di odio del secolo scorso. Il conflitto deve essere riconosciuto e ciò che si ritiene ingiusto deve essere detto: se si iniziano a confondere le discussioni, attribuendo parole mai dette alla controparte, non si aiuta lo sforzo al dialogo e alla verità.
Mai abbiamo pensato di avere ambiguità nei confronti degli attentati di cui sono state vittima le comunità ebraiche in Italia o nel resto del mondo. Perché però dovremmo difenderci da cose non dette? A cosa serve evitare di dialogare riconoscendo quanto l’altra parte dice?
Le ferite provocate dal razzismo e dalla discriminazione sono profonde, si tramandano tra generazioni. Il Comune di Firenze, ringraziato apertamente, talvolta nega di poter agire nei confronti di chi lo subisce ogni giorno, magari vedendosi negato l’accesso al diritto alla casa, perché avrebbe i soldi per un affitto privato, ma gli viene negato per il colore della pelle o per la cittadinanza.
Il nostro gruppo consiliare è e sarà sempre contro ogni forma di odio basata sulla divisione dell’umanità in gruppi superiori e inferiori. Con la consapevolezza storica di come le comunità ebraiche siano state per secoli oggetto di odio e discriminazione, senza disconoscere niente di ciò che è stato e di ciò che ancora è l’antisemitismo.
Questo in nessun modo può diventare ambiguità verso le decisioni di un Governo che con il suo esercito porta avanti sistematiche violazioni del diritto internazionale.
Davvero, confondere le cose impedisce il dialogo. Incontriamoci. Anche perché il Consiglio comunale più volte si è espresso a larga maggioranza su posizioni come quelle di cui stiamo scrivendo.
L’asimmetria in Israele e Palestina non è un problema di popoli che si odiano: è un problema politico, in cui uno stato ha un potere esercitato nei confronti di altre popolazioni, prive di uno stato. Questo è il punto di vista del nostro gruppo. Siamo disponibili a discutere e confrontarci, evitando dolorosi disconoscimenti. Le comunità ebraiche, a partire da quella della nostra città, troveranno in Sinistra Progetto Comune un atteggiamento di effettiva e reale intolleranza verso ogni sentimento di antisemitismo, perché è una forma di razzismo e ogni forma di razzismo ci causa immediatamente disgusto e nausea anche sul piano fisico.
Proprio alla luce della sanguinosa storia del continente europeo crediamo importante non omettere l’esercizio della forza portato avanti da Israele (sapendo sempre distinguere chi governa dal suo popolo). Il diritto internazionale latita, così come gli altri Paesi. Da figure istituzionali sentiamo il dovere di riconoscere i conflitti, non rimuoverli, partendo dalla denuncia delle ingiustizie.
Non avveleniamo il dialogo, da parte nostra faremo ogni sforzo necessario, con la massima chiarezza e trasparenza delle nostre prese di posizione.
Incontriamoci.
Con il dispiacere per questo momento di incomprensione e con l’impegno a capire al meglio come dialogare,
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune