A Firenze il Comune sfrutta gratuitamente la popolazione detenuta a Sollicciano?
“La denuncia di Altro Diritto e la lettura della delibera in questione prefigurano un quadro preoccupante”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Massimo Lensi – Associazione Progetto Firenze
«Il Comune di Firenze ha già da tempo intrapreso un articolato rapporto collaborativo con l’Amministrazione Penitenziaria in ambito culturale, sociale e ambientale», scrivono Giunta e Sindaco in una delibera di questi giorni. Non solo. «Si intende approvare il protocollo di intesa per la promozione del lavoro di pubblica utilità».
Che cosa prevede il protocollo? «L’obiettivo di realizzare un programma formativo qualificante a favore dei detenuti, finalizzato all’acquisizione di competenze utilmente spendibili nel mondo del lavoro».
L’Altro Diritto ha scritto parole forse più chiare: impiego senza retribuzione di persone private della loro libertà dallo Stato, che si ritovano a lavorare gratuitamente?
Non a caso la parola che viene in mente è “sfruttamento”, magari contanto sull’opinione pubblica dei nostri tempi, spesso segnata da populsimo penale.
Leggendo gli atti e gli articoli ci sembra di poter dire che la Costituzione viene messa in discussione: da una parte la centralità del lavoro, su cui si fonda la Repubblica (e che prevede un corrispettivo, come il salario), dall’altra la dignità della persona.
Usare manodopera gratuita produce concorrenza sleale e piuttosto bisognerebbe favorire la retribuzione della popolazione detenuta.
Pensare che i diritti siano carità, che “far lavorare” sia generosità, è una visione di secoli fa, superata da anni e anni di lotte delle classi lavoratrici.
Prendiamo atto di come il Comune di Firenze e l’Istituto di Sollicciano sembrino voler tornare molto indietro nel tempo. Presenteremo ovviamente un’interrogazione per avere conferma della denuncia di Altro Diritto e della corretta interpretazione della delibera letta (con tanto di allegato).
Il reinserimento sociale non può passare dallo sfruttamento.