Kairós Palestina: testimonianza di un popolo che soffre
“Il Governo di Israele continua ad agire in una sostanziale impunità che diventa insostenibile per chi subisce sopraffazione e violenza”
Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune
Kairós Palestina è una testimonianza che nasce dalle sofferenze del popolo cristiano, a causa della sistematica violazione del diritto internazionale da parte del Governo di Israele. Una delegazione sta attraversando l’Italia, per riportare quanto sta avvenendo.
Ringraziamo il Presidente del Consiglio, i Vicepresidenti e i gruppi consiliari presenti per aver ascoltato parole importanti oggi in sala Firenze Capitale.
Ci fa piacere che il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Consiglio comunale sia stato ritenuto importante. Abbiamo preso tre impegni da portare in aula nelle prossime sedute almeno tre punti: chiedere che le condanne nei confronti del Governo di Israele abbiano delle conseguenze, esplicitare che è in corso un massacro che chiama in causa le categorie di genocidio e pulizia etnica (senza sostituirsi a chi nel diritto internazionale deve sancirlo, ma riconoscendo la specificità di quanto avviene), togliere ogni ambiguità alla legittimità di contestare uno Stato senza per questo coinvolgere la categoria di antisemitismo (chiarendo che il ripudio è totale, essendo il razzismo e la discriminazione nemici della convivenza, della pace e della giustizia).
Riportiamo una parte della nota di Pax Christi che annuncia la missione della delegazione ricevuta oggi.
«Dal 17 al 23 Febbraio gli innumerevoli incontri dei tre delegati di Kairos a Napoli, Roma, a Firenze, Bologna, Padova e Venezia, si sentiranno incoraggiati da questo Appello, esplicito fin dal titolo: “Per difendere la dignità e la presenza del popolo di Gaza”, che Kairos amplificherà col suo grido di dolore “di fronte al genocidio, alla spoliazione e alla pulizia etnica” (Kairos Palestina, 12 dicembre 2024). Davanti al papa e ancor più alla Commissione esteri della Camera, i delegati Munther Isaac, Rifat Kassis e Sahar Francis, daranno voce alla “gente di Gaza, famiglie che hanno vissuto per generazioni nella terra dei loro antenati, che non deve essere costretta all’esilio, privata di ciò che resta delle loro case, della loro eredità e del loro diritto a rimanere nella terra che costituisce l’essenza della loro identità” (I Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, 14.02.25). Al tono severo del brano biblico scelto per esprimere il “guai a coloro che fanno leggi ingiuste che negano il diritto agli oppressi” (Isaia 10,1-2) i leaders religiosi accostano le richieste che nessuna diplomazia occidentale ha avuto il coraggio di esplicitare, pretendendo non solo “l’accesso umanitario immediato e senza restrizioni a coloro che sono in disperato bisogno”, ma anche che “non ci sia alcuna giustificazione per lo sradicamento di un popolo che ha già sofferto oltre misura, affinché la sacralità della vita umana e l’obbligo morale di proteggere gli indifesi superino le forze della distruzione e della disperazione”».