Strage deposito ENI a Calenzano: non si parli di fatalità
“In un’intervista del 2020 Medicina Democratica e La Città Invisibile parlavano dei rischi”
Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune
«I principali rischi sono, a mio avviso di quattro ordini: 1: incidenti catastrofici (esplosioni, anche a catena, incendi) 2: sversamenti “silenziosi”, prolungati nel tempo, come già avvenuto a Livorno, al sito ENI di Pomezia e probabilmente in altri siti petroliferi non solo ENI, a danno delle falde idriche 3: l’impatto sulla salute dei lavoratori e dei cittadini circostanti gli impianti 4: i consumi petroliferi diffusi sulle strade, nelle città (pensiamo allo stato pietoso in cui versa il centro di Firenze con il traffico di auto e scooter …)».
È la risposta del 3 novembre 2020 di Maurizio Marchi, della sezione di Medicina Democratica di Livorno, relativa al Deposito Eni di Calenzano, pubblicata da La Città Invisibile (rivista di PerunAltraCittà), a cura di Gian Luca Garetti, che fa anche parte di Medicina Democratica Firenze*.
In questi anni questa realtà ha organizzato all’Info Point due iniziative importanti sul tema delle stragi all’interno dei luoghi di lavoro e sulle malattie professionali.
In attesa di avere dettagli e informazioni, pensiamo sia importante evitare in ogni modo la retorica della fatalità.
Il 2024 aveva già segnato il nostro territorio con il cantiere di via Mariti e aggiunge dolore in una piana dove si sono susseguiti licenziamenti, alluvione e altre morti.
Disorientamento e rabbia devono trovare risposte da parte della politica. La capacità di incidere sulla realtà richiede tempi giusti: la tempestività non è quella dettata dalla frenesia delle piattaforme digitali, ma neanche può neutralizzare la consapevolezza della gravità dei fatti con una sostanziale inerzia.