Intervento in aula del Consigliere Dmitrij Palagi, dopo la comunicazione del Sindaco
Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune
Non è il momento del silenzio.
Nel silenzio le persone vengono sfruttate, perdono la loro salute (fisica e mentale), perdono la libertà, vedono negata la loro dignità, i loro diritti.
Nel silenzio il potere agisce garantendo gli attuali rapporti di forza, mentre aumentano le diseguaglianze e le persone vengono divise, messe le une contro le altre.
Lo avete già fatto, pochi mesi fa. Di fronte a un’emergenza, pure prevedibile, ci avete chiesto unità istituzionale. Era una pandemia. Avete riscoperto quanto stabilisce la nostra Costituzione. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
La strage era evitabile? Noi diciamo di sì. Sosteniamo che dovevamo alimentare maggiormente i conflitti e dare ancora più forza alle lotte. Perché di fronte alla strage di Viareggio c’è un lavoratore che ha perso il lavoro per essersi schierato dalla parte delle vittime e delle loro famiglie.
Parlare in quest’aula ha poco senso, se non si dialoga con quello che avviene fuori da questo Palazzo.
E ieri sera, durante un presidio spontaneo, tra gli applausi delle tante persone presenti, è emersa la richiesta di superare l’idea dell’ennesimo centro di grande distribuzione in un’area dove manca il verde.
In un’area militarizzata per giorni e giorni, con una sovrapposizione di posizioni tra destre e PD, mentre si criminalizzava l’autogestione di viale Corsica, prendendo in ostaggio la residenza. Oggi in viale Corsica c’è un vuoto. Il Sindaco aveva promesso che lì si sarebbe dovuta sviluppare una funzione pubblica. Così non è. La nuova proprietà ha abbattuto l’edificio per smettere di pagare i servizi di vigilanza privata, senza ancora decidere cosa farci, ma l’obbligazione non c’è più, lo ha scritto nero su bianco l’Assessore Bettarini rispondendo a una nostra interrogazione.
L’ex Panificio è una storia di mancata prelazione, mancata progettazione pubblica, mancata partecipazione della cittadinanza. Tutto è riportato dai siti del Comitato della zona e da Per un’altra città, così come dall’attività istituzionale delle sinistre di opposizione, a cui per anni avete saputo solo dire “no, no, no”.
C’è poi la storia del ruolo degli enti locali rispetto ai cantieri. Sul 110% e sulla possibilità di utilizzare la Polizia Municipale abbiamo depositato interrogazioni e atto di indirizzo. Ci avete sempre detto di no. Se dopo questa strage ci direte di sì, non faremo polemiche, ma non chiedeteci soddisfazione, perché a me è capitato di pensare “chissà se la mozione avrebbe potuto cambiare qualcosa, con qualche agente in grado di poter fare qualcosa in via Mariti”.
Infine, c’è la storia dei sermoni di cui ci accusa la Lega. È bene raccontare quanto la Bossi-Fini e la criminalizzazione dell’immigrazione sia funzionale allo sfruttamento. A me in classe capita di insegnare a chi fa corsi di idraulica, o per diventare elettricista: mi dicono che fino a 30 anni contando di fare lavori edili, per guadagnare di più. Quindi io mi sono immaginato un mio studente o una mia studentessa tra quelle macerie. E mi ci identifico con quelle persone sfruttate, di cui spesso non volete parlare. Perché in quest’aula preferite parlare di illegalità solo quando colpite persone senza potere. Invece chi difende questo sistema di sfruttamento vi sostiene, o addirittura viene ospitato nelle vostre liste. Ci avete detto che il conflitto capitale-lavoro è superato, ma noi, classi lavoratrici, continuiamo a morire. Nell’alternanza scuola lavoro, nei cantieri, nelle fabbriche, mentre svolgiamo lavori di cura, in appalto, con contratti precari, con sempre meno tutele, lavorando senza contratto. Invece si continua a parlare di sgravi alle imprese, tagli alle tasse, agevolazioni per la crescita dei profitti.
Oggi è il momento della rabbia, del conflitto e delle lotte. E della gratitudine, per chi con il proprio lavoro sta salvando vite e cercando corpi. Per chi subisce questi rapporti di forza.