“Qualche mese fa al Parlamento Europeo è stata presentata una risoluzione per garantire tutele per studentesse e studenti universitari che hanno all’interno del loro percorso di studi dei crediti formativi da svolgere a mezzo di tirocini. È tempo però di cambiare chiave di lettura”
Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
“Ogni percorso di laurea prevede di destinare dei crediti, e quindi delle ore, per far svolgere tirocini curriculari a coloro che si iscrivono in una qualsiasi facoltà. È così da tempo, ma ciò non significa che sia una scelta sostenibile.
Relativamente a questi crediti, infatti, molta dell’organizzazione e della burocrazia ricade su studenti e studentesse, che già pagano tasse universitarie per poter accedere al servizio.
Oltre al dispendio di tempo, ogni spesa aggiuntiva è totalmente a carico delle persone interessate. Come se non bastasse, non è raro che i tirocini non offrano competenze di diretto interesse al percorso di studi e rappresentino solo un ulteriore scoglio e dispendio di energie.
Anche questa fascia di popolazione è stata inoltre bloccata dalla recente, e purtroppo sempre attuale, pandemia: per molte persone iscritte all’università si sono allungati i tempi di laurea proprio a causa dell’impossibilità di conseguire il titolo senza tirocinio, che risultava inagibile nella prima fase del contesto pandemico.
Dato che risultano sempre più diversificati la scelta formativa fornita e gli interessi dei singoli individui, in ambito accademico e non, riteniamo che sarebbe opportuno un ulteriore passo in avanti.
Sostenendo comunque le tutele inserite dal Parlamento Europeo per coloro che effettuano tirocini curriculari, ci sembra naturale conseguenza del ragionamento introdurre la non obbligatorietà dei tirocini stessi, così che l’utenza possa avere maggiore libertà nel suo percorso accademico.
Per questo abbiamo presentato una risoluzione sul tema, anche alla luce delle posizioni delle realtà studentesche che più hanno a cuore il futuro dell’università pubblica e che da anni sono attive sul tema: affinché venga data la libertà di decidere come investire le proprie risorse durante il percorso universitario, affinché il tirocinio non sia solo un mezzo di lavoro non retribuito sovvenzionato dallo Stato, perché non ci siano forme di lavoro non pagato”.