“Non c’è solo un problema di controllo di una società con solo soci pubblici. Va chiarito se il Comune di Firenze ha tratto vantaggio rispetto agli altri Enti”
Nota condivisa con le diverse realtà che si sono ritrovate a Empoli all’appuntamento dalle Città per un’Altra Toscana, tra cui Buongiorno Empoli, Una città in Comune Pisa e Sinistra Progetto Comune Firenze.
«Il patto sulle quote del Comune di Firenze, passate ad ALIA nell’operazione multiutility e ora chieste da Italgas, sulla base di un accordo di dicembre 2022, ha favorito Palazzo Vecchio rispetto agli altri soci pubblici? Se dal 2022 ci fosse stata effettivamente la decisione di cedere quel 20% di Toscana Energia, perché si è scelto di aspettare? È stato fatto per garantire al capoluogo di pesare di più come socio di maggioranza relativa?
È una domanda che deve essere posta a tutti i livelli, per chiarire se si sia configurata una decisione dell’allora Sindaco Nardella, o della sua Giunta, a discapito di altri territori.
Aggiungiamo questo tema a quelli che come sinistre stiamo sollevando sull’assenza di applicazione di norme previste dal Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) e dal Testo Unico delle Società a Partecipazione pubblica (TUSP). Il Consiglio di Amministrazione di ALIA a chi risponde? Quali poteri ha effettivamente la parte dei soci, oltre a dare qualche linea di indirizzo in sede di assemblea? E le sindache e i sindaci, prima di dare gli indirizzi in assemblea, non devono passare dai rispettivi Consigli comunali?
L’operazione multiutility della Toscana viene presentata come una grande opportunità per il ruolo del pubblico, ma è evidente quanto questo si configuri come un’affermazione fuorviante, se non falsa. A oggi ALIA si muove come soggetto privato, solo che distribuisce dividendi ai Comuni. Denunciamo anche un sistema discutibile di passaggio da una parte all’altra delle società partecipate, dai Comuni alle aziende. Questo evidentemente crea la sensazione di un sistema opaco alla cittadinanza, che deve assolutamente essere superato.
Da sempre siamo stati contrari a questa privatizzazione di un servizio strategico, portata avanti dal Partito Democratico con l’unico obiettivo di massimizzare i profitti a favore del socio privato di maggioranza, Italgas. Puntualmente, come nel caso di altre operazioni simili, i nodi vengono al pettine: a pagarne le conseguenze sono i lavoratori e le lavoratrici da una parte e l’utenza dall’altra. Dal trasporto pubblico locale fino alla distribuzione del gas, il modello liberista sostenuto dal centrosinistra e dal centrodestra, sta provocando solo disastri. È ora di fermarlo e di cambiare rotta: i settori strategici dell’economia e dei servizi vanno ripubblicizzati e governati secondo logiche sociali, non di mercato».