“Invece di immaginare un futuro della città adeguato al XXI secolo ecco il mega-ufficio per un turismo di qualità: giusto per ripetere, estendendoli, gli stessi errori che hanno svuotato il tessuto urbano di cittadinanza residente e favorito le logiche della rendita su quelle del lavoro?”
Dmitrij Palagi, Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune
Massimo Lensi, Grazia Galli – Associazione Progetto Firenze
“Il mega-ufficio ricorda il mega-direttore della saga di Fantozzi. Facendo riferimento alle immagini dei film con Paolo Villaggio si può ipotizzare un grande acquario in cui la popolazione residente sopravvissuta alle nuove politiche per il turismo possa tuffarsi, essendo ormai l’Arno appannaggio esclusivo di qualche “Florence water experience”.
Discontinuità non è guardare a un turismo “di qualità”, con cui scacciare i “poveracci dei panini”, in nome del decoro. Discontinuità sarebbe promuovere uno sviluppo consapevole del tessuto urbano che tenesse conto di chi nella città vive, frenando l’esodo dei residenti e aiutandoli a viverci meglio. Discontinuità sarebbe promuovere la legalità in tutti i settori, proprio a partire da quelli più colpiti dalla pandemia, come i settori della ricettività extralberghiera e della ristorazione. Discontinuità sarebbe agire concretamente attraverso il nuovo piano operativo per prevenire il riformarsi di una economia meramente estrattiva, che troppo spazio ha lasciato sin qui allo sfruttamento dei lavoratori e scaricato parte significativa dei costi d’impresa sulla collettività e sull’ambiente.
Non immaginiamo una città-fortezza chiusa al mondo, anzi. Riteniamo prioritario salvare la città e chi la vive, investendo a favore del lavoro e della residenza.
La pandemia ha palesato quanto sia necessario investire sui servizi e sui bisogni delle persone, immaginando un cambiamento radicale delle scelte strategiche, sia in termini urbani che di sviluppo economico. Invece si parla solo di un ritorno ai numeri del 2019, come se l’overtourism non fosse tra le cause della fragilità con cui affrontiamo il tempo presente.
In città ci sono tantissime realtà impegnate a denunciare i problemi del presente, a partire dalla questione abitativa, per passare alla continua perdita di centralità del lavoro rispetto alla rendita.
La priorità è quella di far partire un processo reale di ascolto, riconoscendo la centralità dei Consigli di quartiere e del Consiglio comunale, lasciando definitivamente da parte i grandi annunci, le presentazioni roboanti e i mega-uffici con cui coprire lo spazio delle notizie per una mezza giornata”.